di Luigi Cortese (foto: Wikipedia)

Luiz Inácio Lula da Silva con il 50,9% (contro il 49,1% di Bolsonaro) è il nuovo presidente del Brasile. A 77 anni sarà il più anziano presidente ad entrare in carica, ed il primo brasiliano ad entrare per la terza volta nel Palazzo Planalto, dopo aver guidato il Paese tra il 2003 e il 2010.

Il risultato consolida la svolta a sinistra in atto in America Latina, ma il margine così stretto mostra un Paese completamente diviso. Il dato più evidente è un astensionismo pari al 20,55%.

In questi mesi abbiamo assistito ad un intensa campagna contro il voto elettronico condotta da Bolsonaro, fino a far percepire che non avrebbe accettato un’eventuale sconfitta.

Questo risultato non solo chiude la parentesi di quattro anni di governo di Bolsonaro, ma certifica anche la rinascita di Lula dopo il carcere. Il vincitore nel suo discorso ha messo l’accento sull’unità, lotta alla fame e “più democrazia”.

Sarà un governo difficile per il neo presidente, che si troverà con un Congresso con la maggioranza dei rappresentanti di destra e conservatori, dominato da alleati di Bolsonaro. Lula per poter andare avanti dovrà sicuramente dimostrarsi abile negoziatore, altrimenti le sue parole resteranno vaghe promesse.

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