di Gloria Callarelli (foto: rainews.it)

Il decreto “rave party” del governo Meloni appare oggi, ad un anno dai fatti del 9 ottobre e nella stagione governativa post covid,  del tutto inquietante. La nuova normativa definita nell’articolo 5 del decreto numero 162 approvato il 31 ottobre (data nefasta), appare quanto meno fumosa e aperta a tutto un ventaglio di interpretazioni in tema di libertà di espressione e manifestazione che lasciano inquieto il popolo del dissenso (anticovid prima e antiguerra poi).

Si legge infatti all’articolo 5 del decreto:

«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumita’ pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumita’ pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso puo’ derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumita’ pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma e’ punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena e’ diminuita. E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonche’ di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalita’ dell’occupazione.».

In sostanza, dunque, la norma si applica quando più di cinquanta persone invadono in modo “arbitrario” terreni o edifici, pubblici o privati e da ciò ne può derivare “un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.  In particolare questa specifica relativa all’incolumità pubblica o alla salute pubblica rimanda ai divieti in tempo di covid, dove anche trovarsi in una piazza a prendere l’aperitivo “no green pass” fu oggetto di repressione. E’ un tentativo d far rientrare il lockdown dalla finestra? E’ il nuovo modo di reprimere le libertà del popolo scontento delle scelte politiche dei propri governanti?

Immediate le reazioni della politica: dalla sinistra ai 5stelle, che sparano a zero contro il provvedimento, dimenticandosi però di aver appoggiato se non promulgato le repressioni liberticide in tempo di Covid, a chi, invece, si è sempre impegnato per la difesa delle libertà rimettendoci anche di persona.

In un tweet ad esempio Roberto Fiore, leader di FN, già in carcere ben nove mesi per i presunti fatti alla CGIL di Roma appunto del 9 ottobre, dal cui processo emergono possibili infiltrazioni da parte del sistema il cui intento sarebbe stato quello di stigmatizzare la protesta e il suo partito politico, appunto, ricorda al ministro Piantedosi, il quale tra l’altro proprio “da prefetto ha disastrosamente gestito il #9ottobre“, che la legge “usa i #rave per colpire tutte le manifestazioni o occupazioni simboliche”. “Un provvedimento – conclude Fiore – ‘sbirresco’ che aumenta il gap fra potere e popolo per imbavagliare in anticipo la protesta anti #guerra“. Decreto scritto male, scritto di fretta e sempre in date oscure. A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca.

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