di Luigi Cortese
Il DHS (Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America) sta operando per arrivare al controllo, sempre più repressivo, dell’interazione sui social media, lo afferma The Intercept, una webzine specializzata nelle informazioni di programmi di sorveglianza di massa.
Nel 2022 il DHS ha annunciato un nuovo “Disinformation Governance Board”, dichiarando che si tratta di un pannello progettato per controllare la disinformazione e la malainformazione che, potenzialmente, potrebbe essere una minaccia per gli USA.
Dopo l’annullamento del principale obiettivo, la “guerra al terrorismo”, il DHS si è sempre più concentrato sul controllo dei social media, cercando sempre di plasmare le notizie on line anche attraverso la pressione su piattaforme private.
La scoperta di queste informazioni è stata possibile grazie al procuratore del Missouri, Eric Schmitt, che intentò una causa contro il DHS, dalla documentazione è emerso che il dipartimento ha più volte chiesto alle varie piattaforme di social media la rimozione di informazioni, a detta loro, fuorvianti o false. Durante le udienze è emerso anche l’esistenza di una piattaforma per i funzionari governativi con la quale segnalano direttamente i contenuti su Facebook o Instagram, richiedendone la limitazione o la cancellazione. DHS, Meta, la società madre di Facebook, e l’FBI non hanno risposto a una richiesta di commento.
Le attività del dipartimento per la sicurezza sono senza dubbio fuori dal loro confine naturale, ma questo per gli Stati Uniti non è una novità. L’accordo con Mark Zuckerberg non fa altro che confermare i sospettì sulla volontà dei suoi social media di incanalare il pensiero della massa verso quello che decide il sistema, silenziando le voci contro corrente.