di Gabriele Manfrè

1949. Mao Tse tung con le sue armate comuniste, respingeva con la forza, dall’allora capitale Cinese Nanchino, Chang Ai Check, il capo del partito nazionalista Cinese, nonché presidente della nazione. Quest’ultimo, con un manipolo di fedelissimi, fugge a Taiwan scortato dagli statunitensi: con l’uso della forza si sbarazza dei ribelli taiwanesi e ne prende il controllo, autoproclamando la terra “vera Cina”. Tant’è che gli USA, interpellano Chang Ai Check per la rappresentanza della Cina all’interno dell’Onu, rappresentanza che scadrà nel 1971, quando verrà inserita la Repubblica Popolare Cinese depennando l’isola indipendentista. Così Taiwan, nel corso della storia, si consolida come punto cardine per le strategie nell’Oceano Pacifico da parte delle potenze occidentali.

L’isola si trova davanti alla RPC, confinando sia a Nord che a Sud, con degli arcipelaghi appartenenti agli stati alleati con gli USA, come Filippine e Giappone, negando de facto il libero accesso alla RPC nell’oceano Pacifico. Le potenze Occidentali hanno creato delle alleanze per confinare la RPC e tenerla “pressata” nei sui confini: USA, India, Australia e Giappone collaborano fra di loro con esercitazioni militari costanti e con la chiara intenzione di “mostrare i muscoli” al gigante Asiatico.

L’altra alleanza è l’AUKUS, alleanza fra Australia, UK e USA con il medesimo scopo. Entrambe le alleanze convergono su Taiwan che, nonostante fosse riconosciuta indipendente da solo 14 stati (in ordine alfabetico, Belize; Città del Vaticano; Guatemala; Haiti; Honduras; le Isole Marshall; Nauru; Palau; Paraguay; Saint Kitts e Nevis; Saint Vincente Grenadine; Saint Lucia, eSwatini, noto fino al 2018 come Swaziland, e Tuvalu) ha una garanzia indipendentista direttamente collegata a trattati ed amicizie da parte degli altri Stati strategicamente interessati. Le vicissitudini hanno portato la RPC ad un ovvio interessamento nei riguardi di Taiwan, ed essa in risposta, si arma ogni giorno di più, pronta ad affrontare una eventuale invasione. lnoltre, alle ultime elezioni, il partito Taiwanese pro Cina ha subito una cocente sconfitta, i Taiwanesi non vogliono essere Cinesi, cosa che lascia presagire ad una escalation militare come soluzione.

Deng Xiao Ping diceva:” il Medio Oriente ha il petrolio, noi le terre rare”. Le terre rare, sono le zone di estrazione di molte materie prime, materie prime sempre più richieste con l’avanzamento tecnologico. Questo progresso crescente richiede sempre più utilizzo di microchip, che vedono tra i più grandi produttori dopo gli U.S.A, proprio Taiwan con la sua TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company). Statunitensi e Taiwanesi hanno le menti per produrre i microchip, ma come prima annunciato, la RPC, detiene le terre ricche. Pertanto, le due nazioni fabbricanti, devono acquistare le materie prime dalla Cina, creare i microchip, e rivenderli alla potenza asiatica che a sua volta li smercia tra i suoi acquirenti.

La RPC non dispone delle menti lavorative per creare gli apparecchi, ma con questo meccanismo commerciale si è garantita circa il 60% del mercato dei microchip, Con un eventuale annessione di quella che considera una provincia ribelle, Taiwan, riuscirebbe a produrseli da sé, accaparrandosi, con molta probabilità, il 100% del mercato del microchip. Che ad oggi significa, conquistare il mondo.

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