di Vincenzo Maida

Gli scandali nel settore sanitario sono all’ordine del giorno. L’ultima notizia è stata quella dell’arresto per corruzione e truffa di un cardiologo e di quattro imprenditori a Brindisi, in Puglia. L’accusa è quella di aver pagato delle tangenti per degli “stand”, che non servivano, con i soldi pubblici.

Nella sanità girano molti soldi e scarso senso di responsabilità. Più del 60% dei bilanci regionali è destinato al settore.

La pandemia da coronavirus ha messo in luce in modo plateale, che intorno al bisogno di salute si scatenano gli appetiti di tanti avvoltoi. Ma anche in tempi normali, nonostante i tentativi del legislatore di regolamentare la spesa, gli episodi di corruzione sono all’ordine del giorno.

In Basilicata, invece, il settore sanitario non ha fatto registrare episodi giudiziari significativi per mazzette e tangenti, ma per un suo utilizzo a fini clientelari per la raccolta del consenso e la gestione del potere. In una regione povera e spopolata, dove le strutture private sono quasi inesistenti, il controllo sociale si esercita nell’apparato pubblico e quello sanitario fa la parte del leone.

Il risultato è che non viene premiato il merito e la qualità dei professionisti, ma la loro fidelizzazione politica. E i pazienti scappano altrove con una spesa annua di mobilità passiva che sfiora i cento milioni di euro, la Calabria, che messa è peggio, arriva a oltre trecento milioni. Soldi che vanno ad ingrassare le strutture sanitarie del Nord o nella migliore delle ipotesi della vicina Puglia, dove operano eccellenti professionisti lucani e calabresi.

Sotto i colpi di un’inchiesta giudiziaria cadde la precedente giunta regionale presieduta da Marcello Pittella, allora del PD, oggi transitato in Azione. Egli venne arrestato insieme ai direttori generale e amministrativo e a numerosi dipendenti. L’accusa era quella di aver manipolato alcuni concorsi pubblici a fini clientelari. Pittella è stato poi assolto nel giudizio di primo grado, mentre sono stati condannati i due direttori a cinque e a due anni di reclusione. Egli ha ammesso sia in sede di giudizio che in un’intervista a Panorama di aver fatto raccomandazioni, ma che non ha né partecipato e né era conoscenza del fatto che venissero manipolati i punteggi dei concorrenti.

Senza entrare nel merito giudiziario della vicenda, dal punto di vista morale e politico è disdicevole. Infatti è evidente che se un presidente di regione raccomanda di far vincere un concorso ad un suo protetto, un direttore generale e amministrativo che dipende da lui sia per la nomina che per un eventuale licenziamento, se vuole accontentarlo, ovviamente nessuno lo obbliga, non ha altro metodo da applicare se non quello profondamente ingiusto di non premiare il più meritevole, ma il più raccomandato.

Il sistema sanitario lucano andava avanti così da sempre, ma con la saldatura demo-comunista dei primi anni ’90 era diventato più spietato. I comunisti aggiunsero infatti una consistente dose di ottuso settarismo e di nepotismo che mancava alla già immorale pratica clientelare dei democristiani e dei socialisti. Tra i vincitori di uno dei concorsi incriminati risultava infatti anche la figlia di un ex-direttore

Generale dell’azienda sanitaria di Matera e già presidente del consiglio regionale per i DS.

Pittella si dimise a seguito di quella vicenda giudiziaria, il centro-sinistra andò nel pallone e il centro-destra vinse le elezioni senza alcun merito, senza uno straccio di progetto alternativo e con accordi romani che portarono alla presidenza della giunta un ex- generale della guardia di finanza, Vito Bardi, in quota a Forza Italia, di origini lucane ma residente a Napoli e senza alcuna esperienza politico-amministrativa.

La sanità venne affidata a Rocco Luigi Leone, un pediatra proveniente dalla Destra, ma eletto con FI e che aveva raccolto un ottimo consenso elettorale. Dopo il suo siluramento è passato a FdI.

L’attesa di un cambiamento radicale nel settore era davvero tanta, ma si capì da subito che il neo-assessore non sarebbe andato oltre i proclami nei quali si avventurava.

Preannunciò infatti la creazione degli Ospedali Riuniti della Magna Grecia, senza aver letto il decreto 70 del 2015 che stabilisce i requisiti di un territorio per la creazione di nuove strutture ospedalieri o il raggruppamento di quelle esistenti, annunciò lo spostamento dell’Hospice da un paese dell’alta montagna materana ad un luogo meno problematico dal punto di vista logistico, ma si arrese subito alle proteste di quella popolazione, promise l’avvio di una piscina terapeutica mai entrata in funzione, l’agilità per circa 2000 metri dell’ospedale distrettuale di Tinchi di Pisticci, ancora inutilizzati e di voler rivoltare la sanità come un calzino, che è invece peggiorata secondo tutti gli indicatori.

Ma quello che fa più specie è il fatto che anche la maggioranza di centro-destra rischia di finire anzitempo proprio a causa di un’altra inchiesta sulla sanità della Commissione Distrettuale antimafia, dopo una denuncia di un ex-direttore generale dell’Ospedale San Carlo di Potenza, entrato in rotta di collisione con il presidente della giunta regionale e con l’ex-assessore Leone, che nel frattempo é rimosso dall’incarico dal presidente Bardi, con il quale ha avuto successivamente un durissimo e squallido scontro in consiglio regionale.

L’inchiesta ha portato all’arresto in carcere del capo-gruppo di F Francesco Piro, dopo dimessosi anche da consigliere regionale, agli arresti domiciliare per la sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio, a misure interdittive per l’ assessore Francesco Cupparo FI, dimessosi anche lui anche da consigliere regionale e Rocco Luigi Leone FdI, già assessore alla sanità, oltre a un centinaio di indagati, tra loro anche il neo-senatore di FdI Gianni Rosa, già assessore regionale.

Gli ultimi sviluppi fanno registrare la revoca delle misure cautelari da parte del Tribunale del Riesame nei confronti di Cupparo, dell’attuale direttore generale dell’Ospedale San Carlo , Giuseppe Spera e del sindaco di Lagonegro Di Lascio.

E intanto Bardi non riesce a riunire il consiglio regionale per la surroga dei due consiglieri dimissionari e la ricomposizione della giunta regionale, mentre da più parti si chiedono le sue dimissioni, che sancirebbero il tramonto definitivo per i lucani di qualsiasi speranza di cambiamento e il fallimento del governo di centro-destra.

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