di Luigi Cortese

Già nel 2018 il Pentagono ha pubblicato la sua strategia di difesa nazionale, in questa strategia venivano indicati, come principali nazioni ostili, Russia e Cina.

Oggi è essenziale tenere d’occhio il Vietnam per capire che ruolo vorrà giocare in questa nuova guerra fredda, gli sviluppi geopolitici futuri saranno strettamente legati alla decisione, del Governo di Hanoi, di legarsi al vecchio nemico americano oppure restare neutrale nello scacchiere asiatico. Questo segnerebbe un nuovo colpo alle mire di contenimento statunitensi sulla Cina, e conseguentemente sulla Russia.

Ricordiamo che l’amministrazione Biden, per colpire la Cina, ha “chiesto” alla Apple di smettere di produrre i propri prodotti in Cina, infatti la stessa ha già trasferito la maggior parte della produzione in Vietnam. Dando così un colpo alla strategia di Henry Kissinger che portò l’America di Nixon ad avviare la cosiddetta diplomazia del ping pong.

Gli scenari geopolitici odierni sono instabili, la Cina sempre più vicina alla Russia, sia economicamente che culturalmente, sta creando non poche preoccupazioni a Washigton, alle prese con i paesi alleati vittima di una profonda crisi dovuta anche alle sanzioni alla Russia di Putin. Potrà oggi l’America di Biden sopravvivere a questa crisi? Se il Vietnam decidesse di non accettare il corteggiamento statunitense cosa accadrebbe nello scacchiere asiatico? L’America ha già mostrato i muscoli con la Cina sulla questione Taiwan, si aprirebbe un secondo fronte? Queste sono le domande che oggi dobbiamo porci, per comprendere se è ancora conveniente, anche per il nostro paese, restare nell’Alleanza Atlantica e rischiare di avere l’ennesima guerra per la caparbietà americana.

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