Di Igor Colombo
Non furono solo le più grandi battaglie persiane condotte dai greci nell’antichità o oppure quelle del Cristianesimo di Poiters, Lepanto e Vienna contro le invasioni musulmane a salvare l’Europa e la sua storia.
Nel novero del blocco di queste avanzate nemiche atte a voler distruggere la tradizione del vecchio continente è da ascriversi anche il merito della Russia che nel 1380 sotto il comando del principe di Mosca Dmitrij, sconfisse sul Don nella battaglia di Kulikovo, l’agguerrito e spietato esercito dei tartari, la famigerata Onda d’Oro guidata da Khan Mamaj. Sembrerebbe un oltraggio all’umanità oggi definire i russi salvatori della tradizione e storia europea. Già perché molti secoli prima della Seconda Guerra mondiale, furono proprio gli eserciti del principe Dmitrij a permettere agli stessi Stati occidentali di proseguire il loro cammino e sviluppare la loro cultura. Tutte cose che ormai non vengono più né insegnate a scuola e nelle università e né tantomeno riportate dei libri di storia, eppure tutto ciò è avvenuto.
Diversamente invece dal 24 di febbraio di quest’anno assistiamo ad una sorta di operazione iconoclasta della cultura e della stessa storia a danno dei russi, con rettori dell’università che censurano grandi autori russi come Dostoevskij nei loro atenei. Tutto questo perché la narrazione occidentale ha imposto il pensiero unico dominante accompagnato dal divieto più assoluto di dissenso e di analisi critica, che la Russia di Putin sia il male perché ha attaccato ed invaso uno stato sovrano come L’Ucraina. Ma a noi che di analisi critica e di pensiero non allineato a quello eticamente corrotto e politicamente corretto ci abbeveriamo, proviamo a farne una ricostruzione sintetica a distanza di nove mesi dallo scoppio di questo conflitto russo-ucraino. A distanza di qualche anno dalla fine del blocco sovietico, i rapporti tra russi e ucraini si erano stabilizzati e l’ odio ed il risentimento di quest’ultimi, si era notevolmente ridimensionato.
Erano lontani infatti gli anni quando la Germania di Hitler invase l’Urss nel 1941 grazie all’appoggio delle forze nazionaliste ucraine di Stefan Bandera che accolsero i tedeschi come i liberatori e permettendogli di attraversare i propri territori per proseguire fino a Mosca. Quella seconda guerra mondiale andò a finire come tutti sappiamo e l’Ucraina tornò nella sfera sovietica. Le élite ucraine però trovarono nuovi amici negli americani. Gli Usa infatti salvarono molti collaborazionisti dei tedeschi dopo la fine della Seconda guerra mondiale, primo fra tutti quel Bandera a cui fu trovato rifugio in Germania, a Monaco di Baviera, dove poi venne raggiunto ed ucciso nel 1959 da un agente del Kgb. L’alleanza e la collaborazione tra la Cia ed importanti esponenti ucraini è il perno centrale su cui regge ed ha origine l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Dopo il crollo del comunismo, le promesse di George H. Bush a Gorbaciov di non espandere la Nato nei paesi dell’ex blocco sovietico fu completamente disatteso nel nuovo indirizzo e guida politica a stelle e strisce, quella dei neoconservatori. I Neocon, liberisti, hanno sempre sostenuto infatti che è necessario adoperare la forza militare e quindi ricorrere alla guerra sotto la bandiera della difesa dei diritti umani, per sostituire governi legittimi di altri Stati, non allineati alla loro linea di pensiero ed azione politica, militare ed economica. Ed ecco pertanto le guerra in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia, tutte scatenate per la conquista del mondo da parte dell’imperialismo americano.
All’appello di questa mancava l’Ucraina che come detto, tra gli anni novanta e la prima metà del duemila, conviveva benissimo con la Russia ed i russi, anche in città come Odessa ed in tutto il Donbass e la Crimea. Successe però che dal 2004 con lo scoppio della “Rivoluzione arancione” l’allora presidente Janukovyc viene esautorato per far posto al filoamericano Yuschenko, la cui moglie era stata addirittura un alta funzionaria del ministero degli Esteri americano. Yuschenzo nomina primo ministro un anti-russa come Yulia Tymoshenko. Però il duo alla guida del Paese nonostante l’appoggio americano non riesce ad attuare le riforme promesse e del 2010 perde alle elezioni nuovamente contro Janukovyc. Sotto la sua presidenza il Fmi gli promette ingenti prestiti e politiche monetarie agevolate per un suo impegno di far entrare l’Ucraina in Europa e nella Nato. Lui rifiuta perché le riforme che avrebbe dovuto accettare avrebbero danneggiato le classi più povere del suo Paese ed allora nel 2013 i cittadini di Kiev, sotto la sagace regia dell’Occidente, scendono in piazza per protestare contro Janukovyc che rifiuta quell’accordo con L’Europa.
La destabilizzazione ucraina per mano americana è iniziata e Janukovic è costretto ad abbandonare l’Ucraina e rifugiarsi in Russia. Al suo posto viene nominato Porosenko ed in Ucraina prendono potere quei partiti come Svoboda e settori della estrema destra come appunto “Settore Destro” che assume come simbolo la bandiera rossonera di Stefan Bandera, tutti finanziati dagli stessi americani. Nello stesso periodo nasce il battaglione Azov. I russi della Crimea a quel punto , vedendo come si era evoluta la situazione politica, decidono attraverso referendum regolare, di votare a maggioranza per tornare sotto l’autorità di Mosca. Qualche settimana dopo le ripercussioni sono drammatiche ed il parossismo viene raggiunto il 2 maggio quando durante una manifestazione svoltasi a Odessa contro il governo di Kiev, scoppiano gravi incidenti. Un nutrito gruppo di persone decide di rifugiarsi dentro uno stabile, La Casa dei Sindacati, una scelta che si rivelerà una trappola. Contro quel palazzo vengono lanciate molotov e per fuggire dalla fiamme, le persone salgono sui cornicioni ma qui sono facile bersaglio dei proiettili degli assalitori. Alla fine si conteranno 300 morti, in quella che viene ricordata come strage di Odessa. Anche la regione del Donbass, a maggioranza russa, rifiuta il governo filoamericano di Kiev e vuole un referendum. Quelle legittime aspirazionI del popolo del Donbass vengono represse nel sangue con l’invio di carri armati da parte di Kiev ed i relativi bombardamenti. Queste atrocità non si fermeranno con Porosenko. Nel 2019 Zelensky vince le elezioni ed assume il ruolo di perfetta comparsa sulla scena politica internazionale; dietro di lui gli Usa quali abili manovratori.
Vengono intanto disattesi gli accordi di Minsk e prende piede la propaganda occidentale contro Putin , il quale , davanti alle richieste occidentali, aveva semplicemente detto di rimandare l’entrata dell’Ucraina nella Ue, che servirebbe poi come anti-camera per l’entrata del Paese nella Nato. Il nodo ed il fulcro del conflitto risiede nella stessa Crimea, dove a Sebastopoli vi è la base navale della Russia. Come si può pensare che Putin possa cedere alle ingerenze americane ed alle sue fameliche conquiste? Soprattutto quando, alla vigilia dell’invasione russa in Ucraina, Stoltenberg, presidente della Nato e Blinken ministro degli Esteri americano, dichiarano che sono pronti a far entrare l’Ucraina nella Nato? A questo punto Putin non ha scelta se non l’opzione dell’invasione e della guerra. Particolare che merita attenzione in questo contesto geopolitico e di guerra è che l’Ucraina stessa , stando a documenti ufficiali della Corte dei Conti Europea, illustrati nell’aula del Senato dal giornalista Franco Fracassi, risulta essere la nazione più corrotta d’Europa.
L’Ucraina oltre che sotto l’influenza americana è anche sotto il controllo diretto di oligarchi che negli anni novanta si sono arricchiti impadronendosi delle aziende statali e delle materie prime del Paese. L’ex presidente Porosenko, possiede fabbriche che producono armi . Ed in questo contesto va anche vista e letta l’elezione di un attore comico come Zelensky che già qualche anno prima nelle sue esibizioni televisive da attore, fondava un partito e diveniva egli stesso presidente dell’Ucraina. Una storia nella storia che merita per certo un articolo a parte.