di Luigi Cortese
La tanto attesa RED WAVE, l’ondata rossa, non c’è stata. Le elezioni di midterm vedono il partito repubblicano vincere ma non stravincere, conquista una ventina di seggi alla Camera. Gli scontri diretti, per la maggior parte, si sono conclusi con una vittoria risicata sul rivale. In molti casi, a favorire i democratici, ha giocato la riorganizzazione dei confini dei distretti avvenuta dopo l’ultimo censimento voluto dall’amministrazione Biden.
La guerra interna a Trump potrebbe partire dalla Florida, dove Marco Rubio e Ron DeSantis hanno vinto rispettivamente la gara senatoriale e governatoriale. I due, indicati come eventuali futuri candidati alla presidenza, possono ore aspirare a prendere il controllo del partito, proprio sfruttando la debolezza di Trump. Entrambi “trumpiani” non della prima ora potrebbero, visto i risultati, iniziare ad allontanarsene per gestire la loro strategia.
In questa tornata elettorale va considerato anche il voto dei giovani, l’amministrazione Biden è stata tra le più attive sulle politiche sulla marijuana, clima, aborto e cancellazione del debito universitario, temi che fanno breccia sulle generazioni che si identificano con un mondo globale e globalista.
Le midterm sono da sempre viste come un referendum sul presidente in carica, ma quelle di quest’anno sono state anche un voto su Trump. L’ex Presidente ne esce ridimensionato, andando, probabilmente, ad aprire un periodo di conflitti interni nel Partito Repubblicano. I partiti americani sono fatti da correnti, e dopo questo voto, in vista delle prossime presidenziali, si apre all’interno del Partito Repubblicano un vuoto di potere da colmare, e sarà interessante capire quali saranno le mosse di Trump e dei suoi competitors interni.