di Igor Colombo
Il quadro normativo italiano inerente le varie istituzioni politiche ed i vari enti democraticamente rinnovati attraverso il voto popolare, è frammentato. Mentre se ciò può essere concepito ed apprezzato per la sostanziale differenza e ruolo che hanno gli stessi vari enti sui territori, tale quadro e sistema è quasi sempre diverso in materia di leggi regionali, sicché una Regione può dotarsi di una legge diversa rispetto ad un’altra anche su questioni di regolamenti e norme consiliari. E’ cosi che la Calabria, una delle regioni più povere d’Europa, nel 2014 aveva proposto la figura del consigliere supplente, ossia del ripescaggio nell’assise regionale del primo candidato non eletto tra le liste di maggioranza, al fine di sostituire quel consigliere titolare di seggio nominato assessore in Giunta. Quella Legge voluta dall’allora centrodestra, bocciata dalla Consulta per profili di incostituzionalità, fu poi abrogata nel 2015, fino ad oggi, in cui ancora una volta il centrodestra stesso, la ripresenta. Il nuovo progetto di legge viene presentato ed emendato quale “Introduzione dell’incompatibilità tra la carica di consigliere e quella di assessore”. Tale provvedimento punterebbe, in vista di un imminente rimpasto di Giunta, ad accontentare ulteriormente da un lato, i vari partiti della coalizione vincente e dall’altro, garantirebbe la poltrona all’assessore nominato, dal momento che la figura del consigliere supplente andrebbe a cadere solo con il ritorno del nominato assessore in Consiglio regionale. A spingere di più in questa direzione è Fratelli D’Italia che cosi facendo appagherebbe la voglia di entrare in Giunta di un suo esponente, l’on. Giuseppe Neri con un passato tutto a sinistra e sempre dentro Palazzo Campanella, uno dei tanti che nel 2014 avversò quella Legge e che oggi lo andrebbe a favorire e di conseguenza da lui fortemente voluta. Il partito della Meloni poi andrebbe anche a soddisfare gli appetiti del primo del non eletti della sua lista. Un giro di porte girevoli originate da fameliche ambizioni personali e di partito che interessa tutte le liste della maggioranza e che costerebbe ai calabresi 400 mila euro in più ogni anno. Questo della Legge dell’introduzione della figura del consigliere supplente , è l’emblema di quanto spreco di denaro pubblico si annida intorno ad un Ente, quello regionale, che è un Moloch da questo punto di vista. Istituito nel 1970 per favorire e far accrescere sempre più il potere della classe politica italiana, allargando le maglie del controllo sui territori ed innescando un circuito di debito che oggi ha portato le regioni del Sud, come la Calabria, a pagare tale situazione, con tagli soprattutto alla sanità, settore ricco ed allo stesso ente regionale affidato. La creazione dell’Ente Regione ha inoltre contribuito a rendere sempre più assillante l’ingerenza delle mafie nella gestione della cosa pubblica, attraverso collusioni che sono diventate spesso, vere e proprie collaborazioni tra clan mafiosi e soggetti politici democraticamente eletti. Una delle prime riforme costituzionali che infatti l’Italia dovrebbe affrontare è proprio quella relativa al riordino istituzionale-politico sull’intero territorio nazionale, andando ad abrogare l’Ente Regione , abolendo di conseguenza tutti i carrozzoni ad essa collegati, spesso diventati centri di potere e sorgente di voto di scambio per numerosi politici. Ridisegnare di conseguenza le Province , più facilmente controllabili e dotati di sistema di connessione diretta coi cittadini, specie nei rapporti politico-sociali ed infrastrutturali tra i capoluoghi stessi ed i piccoli comuni. L’ Ente Regione in cinquant’anni ha prodotto solo debito, malaffare ed ha acuito la distanza tra la politica ed i cittadini, vista da quest’ultimi sempre più come casta.