di Luigi Cortese
Il G20 è terminato da pochi giorni, il vertice ha visto molti incontri bilaterali, concentrando il tutto sugli incontri del Presidente cinese Xi Jinping. Ma tra quello che è passato in secondo piano, troviamo la necessità di adottare standard comuni per i passaporti vaccinali.
Al punto 23 della dichiarazione finale troviamo, infatti, “Riconosciamo l’importanza di standard tecnici e metodi di verifica condivisi, nel quadro dell’IHR (2005), per facilitare i viaggi internazionali senza soluzione di continuità, l’interoperabilità e il riconoscimento di soluzioni digitali e soluzioni non digitali, compresa la prova delle vaccinazioni. Sosteniamo il dialogo e la collaborazione internazionali continui sulla creazione di reti sanitarie digitali globali affidabili come parte degli sforzi per rafforzare la prevenzione e la risposta a future pandemie, che dovrebbero capitalizzare e basarsi sul successo degli standard esistenti e dei certificati digitali COVID-19”.
Da queste parole possiamo capire che, probabilmente, il progetto di “ristrutturazione” della società, noto come “Great Reset”, promosso nel 2020 dall’allora Principe del Galles – ora re Carlo III – e dal fondatore del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, è diventato un tema che sta a cuore dei maggiori vertici internazionali e degli Stati. Klaus Schwab, ingegnere tedesco ed economista, ha partecipato al G20 e durante il suo intervento ha parlato di questo “piano”, che trova il suo maggiore alleato nelle tecnologie avveniristiche e nel digitale: “Se guardiamo a tutte le sfide, possiamo parlare di crisi multiple, economiche, politiche, sociali, ecologiche e istituzionali. Ma in realtà, ciò che dobbiamo affrontare è una profonda ristrutturazione sistemica e strutturale del nostro mondo. E questo richiederà del tempo e il mondo avrà un aspetto diverso dopo che avremo attraversato questo processo di transizione”.
Il principale obiettivo del ripristino, prospettato anche al Forum di Davos, sarebbe la trasformazione sociale all’insegna del controllo tecnologico sulla popolazione mondiale, reso possibile proprio dal digitale e dal sistema di passaporti vaccinali.
È quindi lecito chiedersi se l’implementazione di passaporti vaccinali, e identità digitali, più che a tutelare la salute dei cittadini, non serva a mettere in atto quella “profonda ristrutturazione del mondo” all’insegna del controllo tecnologico evocata da Klaus Schwab. Secondo il WEF: “Questi passaporti [vaccinali] servono per natura come forma di identità digitale” e l’identità digitale, a sua volta, comprende tutti i dati personali di un individuo. Il “Grande reset”, sviluppato grazie al sostegno di tutti gli organismi internazionali, incluso il G20, potrebbe comportare quindi una stretta sul controllo della popolazione che ben si addice al modello tecnocratico abbracciato ormai da buona parte dei governi occidentali e non solo.