di Luigi Cortese (foto Twitter)

433 voti a favore e 123 contrari, con questi numeri, la plenaria di Strasburgo, avrebbe bollato Budapest come una “minaccia sistematica” per i valori fondanti dell’Unione Europea, il tutto girerebbe intorno a quello che viene considerato “un regime ibrido di autocrazia elettorale” di Viktor Orban. Il voto del Parlamento Europeo, alla stregua di quello avvenuto per la Federazione Russa, esorta il Consiglio Europeo a prendere le dovute precauzioni legislative onde evitare eventuali “violazioni del principio dello Stato di diritto”.

La questione ha provocato non pochi problemi ai lavori del Parlamento, i deputati ungheresi hanno disertato il voto, alla protesta si sarebbero uniti, votando contro, i gruppi parlamentari Identità e Democrazia (ID) ei Conservatori-Riformisti Europei (ECR), gruppi che contengono le delegazioni di Lega e Fratelli d’Italia.

In una nota dei parlamentare di Fratelli d’Italia si leggerebbe: “Riteniamo che un prerequisito di questo rapporto dovrebbe essere l’obiettività, l’uso di criteri chiari e la stretta aderenza ai fatti, ma ciò ancora una volta non è accaduto. Si tratta dell’ennesimo attacco politico nei confronti del legittimo governo ungherese, in una fase difficile per l’Europa nella quale a tutti i livelli si dovrebbe perseguire la strada dell’unità e non quella della polarizzazione per motivi ideologici”. Il voto ha visto una netta divisione del fronte di governo, con Forza Italia in linea con la posizione del Partito Popolare Europe (PPE).

La questione dei fondi europei per l’Ungheria non parte da oggi, ma sin dal 2018 il Parlamento Europeo aveva approvato una richiesta di attivare il meccanismo di condizionalità come previsto dai trattati sull’eventuale violazioni dei valori fondanti. Nel frattempo la Commissione Europea aveva aperto delle negoziazioni con il governo di Budapest, ma secondo Didier Reynders, titolare della Giustizia Europea, non ci sarebbero stati “sviluppi positivi da segnalare”. L’eventuale blocco dei fondi si attesterebbe al 70% di quanto di pertinenza dell’Ungheria per il periodo 2021-2027, parliamo di circa 13 mld di Euro.

Da adesso in poi la questione passa alla Commissione Europea, che dovrà decidere se attivare, o meno, l’articolo 7 dei trattati, che prevede la possibilità d’imporre sanzioni al Paese membro in deficit democratico sino alla “sospensione dei diritti di voto”, procedura che richiede solo “la maggioranza qualificata”. Il governo di Budapest, sembra aver bollato come “un insulto” il voto, la prossima settimana, probabilmente, presenterà un pacchetto di riforme per convincere Bruxelles della sua buona volontà per tentare di evitare il blocco dei fondi.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap