di Gloria Callarelli

Sembra proprio che sia il campo tech(nico)-scientifico il sacro Graal della politica dei prossimi anni. Nessuna sorpresa: la nuova era è perfettamente in linea con la Quarta rivoluzione industriale e con il rimbambimento di massa dell’essere umano digitale. E allora la capitale della politica mondialista sembra essere proprio Milano: Digital Magics o Tamburi Investment Partners,  ad esempio, sono solo alcune delle realtà che sostengono o stanno lanciando la nuova classe politica che potremmo definire “radical tech”.

E così tra una transizione digitale e una tecnologica, tra un riscaldamento climatico e la pretesa di diritti di tutti i colori, meglio se contenuti nella bandiera arcobaleno, scopriamo che anche in quel di Milano si formano i professionisti della classe politica del futuro. Tutto ruota attorno al business degli investimenti, delle comunicazioni e, naturalmente, del digitale.

Giovanni Tamburi sembra essere il demiurgo dell’economia e della nuova politica “radical tech”. E’ uomo ovunque: finanziere e banchiere d’affari, nasce a Roma e si laurea in Economia e Commercio alla Sapienza. Proprietario di Tamburi Investment Partners, lui sappiamo essere uno dei più generosi finanziatori di Matteo Renzi. Nella recente campagna elettorale ha versato 50 mila euro a Italia viva, più dei 10mila euro versati da Renzo Rosso e più dei 20mila versati da Ermenegildo Zegna. E’ inoltre parte del gruppo Be che ha recentemente supportato Cortina 2021 con soluzioni social ed eventi e vanta partnership con Sony Music, Amazon, Enel, Universal.

Nel suo nucleo anche Angelini, mentre nel suo portfolio TIP milionario, troviamo società della moda, quali Hugo Boss, ma anche Eataly venduta dall’ex renziano (amico in comune) Oscar Farinetti, e colossi di lusso, vedi Azimut/Benetti di Paolo Vitelli, già politico con Scelta Civica per l’Italia (e già membro del Copasir), ma pure società quali Simbiosi, che parla la lingua della transizione ecologica quando nella sua carta d’identità scrive: “Le sfide principali che il Mondo di oggi si trova ad affrontare sono dovute all’incremento della popolazione, all’ inquinamento, all’aumento della temperatura terrestre, al cambiamento climatico, e alla scarsità di risorse e cibo”.

Nella sua StarTip, holding per investimenti in startup e aziende digitali con 100 milioni di investimenti a disposizione per i prossimi anni, figura invece proprio la Digital Magics di Milano.

Con 60 startup partecipate a fine 2016, tra cui Talent Garden, Digital Magics si conferma l’hub più importante in Italia per l’innovazione, fornendo servizi di informazione, consulenza strategica e formazione per il top management aziendale, finalizzati all’innovazione digitale (5G compreso). Appunto.

Ma Digital Magics è interessante anche quale incubatore, dicevamo, di figure da inserire nel sociale e nella politica. Prendiamo Layla Pavone, candidata sindaco a Milano nel 2021, per il Movimento 5Stelle. Da manager dell’azienda, infatti, dopo aver lanciato la sua campagna elettorale al grido digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale, è oggi, Coordinatrice Board innovazione tecnologica e trasformazione digitale presso il Comune di Milano presieduto da Giuseppe Sala, sindaco a forte trazione ambientalista, progressista e anche femminista. Curiosità: della Pavone è difficile, pur stando lei nell’ambito tecnologico, visualizzare la pagina Facebook che risulta non disponibile.

Il board vanta, tra gli altri: Stefano Achermann, CEO di “BE shaping the future” (l’azienda di cui sopra in cooperazione con Tamburi) e Fondatore Associazione per Milano, Paolo Coppola del Partito Democratico, scelto nel 2021 quale consulente tecnico della Presidenza del Consiglio per lavorare alla digitalizzazione della pubblica amministrazione insieme al Ministro per la transizione digitale Vittorio Colao. C’è poi Paola Generali, che sottolinea l’importanza di un ministero dell’AI e della digitalizzazione, chiedendolo però con portafoglio, e Claudio Farina che nel ricco curriculum vitae vanta di essere “alumnus” di Aspen Institute, dopo essere stato Junior Fellow dal 2008 al 2010. Tra le donne, infine, anche Gioia Ghezzi, la quale da presidente dell’Istituto Europeo di innovazione e tecnologia, commenta il post Covid: “Il mondo è cambiato completamente a causa del Covid: ci sarà quindi un’ accelerazione di tutte le nostre attività”. Ma tu guarda che fortuna.

Il guru di Digital Magics è Marco Gay. Dal 2000 è Co-Founder e CEO di WebWorking, occupandosi di Management aziendale con specializzazione in Management for business, in particolare Business Strategy, Communication, Web Marketing. Nel 2007 acquisisce quote della società Ottovolante, società specializzata in Digital Project per il settore farmaceutico e ne diventa l’Amministratore Delegato. Successivamente entra nell’agenzia pubblicitaria GSW WorldWide Italy come CEO, con il compito di integrare l’agenzia con il network internazionale inVentiv Health. Nel 2012 ricopre la carica di Presidente del Rotary Club Torino Superga.

Insomma, un parterre che piacerebbe sicuramente al fondatore del World Economic forum Klaus Schwab, l’ideologo della Quarta Rivoluzione Industriale, nonché tifoso dell’identità digitale e  del microchip. E a proposito (eccolo) in tempi non sospetti, siamo nel 2018, Gay sposò la causa proprio del WEF: “Investire nel digitale è, già oggi, la risposta più efficace e concreta per innalzare la produttività del nostro sistema-Paese  – ha evidenziato Gay durante un intervento – Una spinta così forte che anche il World Economic Forum ha rivisto i parametri della sua classifica internazionale sulla competitività in base alla quarta rivoluzione industriale. E benché il ranking sia ancora guidato da Stati Uniti, Singapore e Germania, l’Italia sale dal 43esimo posto al 31esimo. Un risultato ancora migliore lo conseguiamo nella capacità di innovazione dove l’Italia è 22esima”. Che poi perchè si debba per forza dare retta a un privato cittadino come Schwab, qualcuno ce lo dovrebbe proprio spiegare.

Comunque: per quanto riguarda il 2021 almeno Gay imprenditore, in passato in odore di candidatura con Lega e Forza Italia, pare poter festeggiare. Tanto vanno a gonfie vele gli affari che a febbraio 2021 è membro del comitato scientifico di Leadersel Innotech ESG: un fondo estero del gruppo Ersel, uno dei principali gruppi bancari privati e indipendenti. Gruppo che vanta la presenza di una collega di Digital Magics. Un bell’attestato di fiducia dal mondo della finanza che conta.

Poteva poi mancare qualche testimonial d’eccezione? Eh no, se è vero che anche Fedez è di recente entrato nel giro dividendo a metà la sua Doom: da un parte il settore “artistico”, che andrà in mano al 75% allo stesso cantante, dall’altra la parte “finanziaria” che andrà in maggioranza al gruppo Be. Che ruota sempre attorno alle figure di Tamburi e Achermann.

Non solo affari, dicevamo. Tamburi è il talent scout degli attivisti del futuro: oltre a Layla Pavone, il nostro ha scommesso anche su David Dattoli, fondatore di Talent Garden e nel cda della Digital Magics. L’accordo tra Talent Garden e Google nel 2017 è stata battezzata all’epoca dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri , Maria Elena Boschi. Lui, uno dei giovani più influenti secondo Forbes, è già un guru in tema di innovazione tanto che viene invitato ormai alle maggiori tavole rotonde sul tema. Sedendo accanto a uomini come Colao.

Infine tra gli altri nomi della DigitalMagics spicca, anche senza foto nel sito, Alessio Gasperini. Figlio del compianto fondatore dell’azienda, Enrico. Durante il percorso universitario si appassiona alla politica studentesca, venendo eletto membro del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Torino. Negli scorsi mesi è stato indicato come uno dei sostenitori della battaglia no green pass sostenendo anche in un intervento: “Come desideravamo noi una sovranità popolare e democratica era impossibile in un momento in cui Nato, UE, oligopoli finanziari internazionali, monopolisti della tecnologia erano istanze collegate e si frapponevano con l’obiettivo simile del cambiamento”. Un intervento e una costante presenza nelle piazze antimondialiste che, se fosse confermata, forse stride con l’universo digital-globalista del quale fa parte. Ma del resto pecunia non olet.

Piano piano, per concludere, è chiaro come stiamo arrivando all’Agenda 2030. Ci credono banche, ci credono investitori, ci credono imprenditori. Forse ormai ci crede anche buona parte della popolazione. Del resto, mettendo le pedine giuste al posto giusto, volenti o nolenti, tutto concorre a spianare la strada alle “transizioni” di cui nessuno vuole parlare (se non i cosiddetti complottisti) ma che sono ufficialmente ovunque. Anche nella politica, dove evidentemente i “radical chic” verranno soppiantati presto dai “radical tech”: alla faccia di chi dice che il transumanesimo non esiste.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap