di Roberto Fiore

Attorno al Reddito di Cittadinanza si stanno sviluppando una serie di polemiche che possono essere superate solamente dalla Sana Dottrina e da una nuova concezione della società.

In primis lo Stato Nuovo dovrebbe garantire a tutti coloro che risiedono sul suo suolo un pane ed un tetto. Nella «Rerum Novarum», infatti, il principio di sussidiarietà è pertinente alla cosiddetta società civile e prevede assistenza economica, istituzionale, giuridica offerta a entità sociali minori.

Capitolo immigrazione. Posto che il modo migliore per affrontare la questione è quello di far sì che queste persone tornino nelle loro terre, sia per ragioni antropologiche che culturali che demografiche, va da sé che non possono non ricevere il tetto ed il pane. Ne va della nostra anima e della natura cristiana dello Stato. Raggiunto questo status, mentre agli immigrati si prepara un dignitoso ritorno, agli italiani disoccupati va preparata un’esistenza dignitosa che ha come base il lavoro.

Nell’Inghilterra thacheriana vi fu un ministro, Alan Clarke, che concepì una sostituzione all’employment benefit dal nome di Scheme business. Lo Stato di fronte alla volontà del cittadino di iniziare una attività metteva a disposizione l’affitto e un sussidio dignitoso di sopravvivenza per 3 anni. In questo periodo l’aspirazione della persona ad avviare l’attività era poi agevolata con l’acquisto degli strumenti destinati a creare reddito. Si calcola che poco meno di un milioni di inglesi siano riusciti a creare attività in questo modo.

Oggi togliere il reddito di cittadinanza è una follia che avrebbe come conseguenza la rivolta degli italiani del Sud, mentre d’altra parte la concessione dello stesso, quale contributo alla creazione di ricchezza, è invece la cosa giusta. Andiamo oltre: l’Italia ha bisogno di una serie di grandi ed oculati investimenti. Ricostruire i centri storici delle città del meridione ed affittarli poi ai turisti. Lanciare la produzione agricola, in particolare di canapa, cosa già pensata ed iniziata negli anni ’30, e mettere a disposizione terra e strumenti agricoli per i fruitori del contributo.

La linea che deve contraddistinguere uno Stato Nuovo è quella del “tutti proprietari“. Non più proletari, non più assistiti ma protagonisti della nuova economia.

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