di Luigi Cortese
Mélanie Joly, ministro degli Esteri del Canada, ha dichiarato che il suo paese ha deciso di inviare due navi da guerra nello stretto di Taiwan. La missione sarà di presidiare le acque internazionali che la Cina rivendica come sue acque interne. Durante un incontro dei ministri degli Esteri, dei paesi Nato, Joly ha dichiarato che “il Canada sta impegnando nuove risorse militari per assicurare pace e stabilità nella regione dell’Indo-Pacifico”.
Questa decisione viene subito dopo le elezioni locali di Taiwan, che ha visto trionfare il partito Kuomintang, il Partito Nazionalista su posizioni concilianti con la Cina, situazione che ha portato anche alle dimissioni del presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, che riconoscendo la sconfitta del suo partito, il Partito Democratico-Progressista, ha annunciato le proprie dimissioni da leader dello stesso.
Taiwan, di fatto uno stato indipendente, viene rivendicato dalla Cina come parte del suo territorio, e di conseguenza considera le acque dello stretto come parte delle sue “acque interne”. Gli Stati Uniti, alleati di Taiwan, invece considerano gran parte dello stretto come “acque internazionali” e rivendicano la loro libera percorribilità.
La decisione del Canada non è nuova: già lo scorso settembre una fregata canadese, la HMCS Vancouver, aveva attraversato lo stretto, mentre ad agosto furono due navi statunitensi a farlo. Il tutto in seguito alle tensioni tra Stati Uniti e Cina dovute al viaggio a Taiwan della speaker della Camera Nancy Pelosi.
Quello che oggi salta all’occhio è che questo innalzarsi della tensione tra occidente e Cina viene dopo la sconfitta del partito filo occidentale alle elezioni di Taiwan, situazione che mette in discussione anche le elezioni presidenziali del 2024. Il nervosismo dimostrato dall’occidente poterebbe creare un secondo teatro di tensioni internazionali. Ancora una volta, con la scusa della “pace”, si cerca di fermare un paese con un economia forte che cresce e che, guarda caso, fa parte dei BRICS.
