di Luigi Cortese

Da ieri la questione serba è tornata a farsi sentire, dopo l’escalation di qualche mese fa per le targhe tornano tese le relazioni tra Serbia e Kosovo. La Premier serba, Ana Brnabicha, ha risposto con toni duri alle dichiarazioni della ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che aveva definito inaccettabile anche la sola ipotesi dell’invio di forze di sicurezza serbe in Kosovo.

Secondo quanto riportato dalla TV pubblica Serba, la Brnabicha avrebbe definito “sorprendente” il fatto che il ministero degli Esteri tedesco abbia detto esplicitamente che la risoluzione 1244 – che prevede che la Serbia ha il diritto di chiedere il ritorno in Kosovo di un determinato contingente delle sue forze di sicurezza – vada ignorata come inaccettabile. “In fatto di diritto internazionale, – ha concluso la Premier Serba – sulla base di quali criteri decidete quali risoluzioni Onu vanno rispettate e quali invece no? Nel caso della Libia, ad esempio, la risoluzione 2571 va rispettata, mentre nel caso della Serbia la risoluzione 1244 si può ignorare. Ciò è uno stupefacente livello di assurdo”

Intanto sembra che sul territorio del nord del Kosovo, area di intensa presenza interetnica, sia in atto una vera e propria battaglia, con tanto di spari ed esplosioni. Come riporta la stampa, nella zona sono già presenti delle truppe Nato, della missione Kfor, e delle truppe Europee, della missione Eulex. L’Unione Europea, la Nato e gli Usa hanno già fatto numerosi appelli alla popolazione serba di rimuovere le barricate e i blocchi stradali, senza però dare alcuna rassicurazione che le forze kosovare non ne approfittino per attaccare.

La situazione è tesa, sembra che nella regione tutte le scuole che operano come sistema di istruzione serbo siano state chiuse, mentre il Presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, avrebbe annunciato il rinvio delle elezioni locali nei comuni del nord con maggioranza serba.

Le accuse tra i due Paesi si rincorrono: il Premier kosovaro, Albin Kurti, ha rimproverato la Serbia di minacciare una nuova guerra e di appoggiare gruppi criminali per destabilizzare la situazione nel Nord del Paese, arrivando a dichiarare: “La dirigenza di Belgrado oggi parla e si comporta come 23 anni fa, ed è guidata dagli stessi politici, come Vucic, ex ministro della propaganda di Slobodan Milosevic, e il ministro degli esteri Ivica Dacic, ex portavoce di Milosevic”.

I balcani sono una polveriera pronta ad esplodere: la presenza di truppe Nato ed Europee non aiuta, potrebbe bastare un incidente per dare il pretesto alle truppe straniere di intervenire e far scoppiare una guerra come quella del 1999, guerra conclusa con l’intervento Nato non autorizzato dall’ONU. L’autodichiarazione di indipendenza del Kosovo, riconosciuta da Nato e Unione Europea, è stato un atto unilaterale che ha portato ad un innalzamento della tensione. La Serbia e la sua alleata Russia, non hanno mai riconosciuto la nuova nazione ritenendola comunque territorio serbo. Se la Nato e l’Unione Europea vogliono veramente la pace in quel territorio dovrebbero ritirare, con effetto immediato, le truppe ed aprire a seri negoziati di pace, intervenendo anche nei confronti del Kosovo e non solo della Serbia.

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