di Luigi Cortese (foto Twitter)

Vladimir Zelensky avrebbe sollecitato “tre passi” ai paesi sostenitori dell’Ucraina. Questi cosiddetti “tre passi” serviranno, a detta del Presidente Ucraino, ad aiutare Kiev a risolvere il conflitto. La proposta dei “tre passi” sarebbe stata descritta da Zelensky spiegando che uno dei passi prevedeva l’arrivo di più armi al suo paese, un altro puntava a garantire stabilità finanziaria e sociale al Paese nel 2023, il terzo guardava a una nuova “diplomazia” che portasse ad un processo di negoziati per “fermare l’aggressione russa”.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, avrebbe risposto a questa proposta di Kiev asserendo che questi “tre passi” si tradurranno in ostilità continue, dichiarando: “Questi sono tre passi verso il proseguimento dell’azione militare”.

Zelensky avrebbe illustrato queste misure ai membri del G7 in una video-conferenza, chiedendo anche di tenere un “vertice speciale” per “determinare come e quando potranno essere applicati i punti della formula di pace ucraina”.

La proposta di “pace” del Presidente Zelensky è paradossale. Chiede di sostenere il suo paese inviando ancora risorse finanziarie ed armi, dando prova che probabilmente non è ancora riuscito a scindere il suo ruolo politico reale dalla finzione hollywoodiana. Leggendo le richieste di Zelensky sembra che voglia re-interpretare, in chiave ucraina, il film “Attacco al potere”. Non c’è da meravigliarsi se il Cremlino non ha preso minimamente in considerazioni le sue parole: d’altronde come dar loro torto? Se lui parla di pace chiedendo armi l’altra parte in conflitto non può fare altro che armarsi.

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