di Chris Baldelli

Non solo Assange, la libertà di stampa nel mondo viene continuamente attaccata sia dentro che fuori l’Occidente. La cosa che dovrebbe far riflettere è proprio che nonostante la notizia riguardi in primis i media, sono proprio questi ultimi che tacciono (non tutti fortunatamente), il che dovrebbe davvero far riflettere sulla salute del giornalismo internazionale e della libertà d’informazione al giorno d’oggi.

Potrebbe sembrare “becero vittimismo” e invece è la triste realtà: tra guerre, repressione, censure ecc….il 2022 è stato un anno nero per il giornalismo internazionale e nazionale (non dimentichiamoci che l’Italia è scesa al 58esimo posto nella libertà di stampa). Secondo Reporter Senza Frontiere – l’associazione no profit che tutela la libertà di stampa nel mondo – il numero dei giornalisti arrestati, ha raggiunto un nuovo record: 533…circa il 40% in più rispetto l’anno precedente, in pratica si registra un aumento del 13.4%.

La maggior parte dei reporter arrestati si trova nel continente asiatico, in particolare modo in Cina, Birmania e Vietnam. La maggior parte degli arrestati sono donne che rappresentano all’incirca il 14,6% dei detenuti.

Non migliora la situazione in Sud America, dove il Messico rimane ancora il paese più “rosso” per quanto riguarda il numero di reporter uccisi, rapiti o minacciati per via della questione riguardante il narcotraffico e la corruzione; il tutto seguito da alcuni paesi in cui sono tuttora vivi conflitti (vedi Ucraina).

Nel frattempo anche nel Parlamento Europeo – ancora all’occhio del ciclone dopo il caso Qatargate – si schiera a sostegno della libertà di stampa e soprattutto per la tutela dei diritti della democrazia. Saskia Bricmont, europarlamentare belga, afferma che “Il Qatargate è stato rivelato grazie all’esistenza di controparti” ; mente l’eurodeputato italiano Massimiliano Smeriglio, dice che a minare la libertà d’informazione sono anche “Condizioni di lavoro precario” e che servono “Normative efficaci sulla tutela delle fonti e contro le ingerenze per la libertà della stampa”.

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