di Luigi Cortese

Natale, la festa delle famiglie, che tutti viviamo in pace, nel benessere e col tepore delle nostre casa, contornati dagli affetti più cari. Ma in Palestina, la Terra Santa, culla di Gesù, i nativi palestinesi sono al freddo tra le case demolite da anni di occupazione, in Cisgiordania come nella Striscia di Gaza o a Gerusalemme.

I luoghi santi, sia cristiani che musulmani, sono continuamente violati, come scuole, ospedali e cimiteri. Ad oggi, le carceri israeliane, contano oltre 5000 prigionieri politici senza diritti e dignità. Nella Striscia di Gaza, sotto continuo assedio delle forze di occupazione, contano migliaia di malati a cui viene negato anche il diritto alla cura, destinandoli così ad un atroce morte.

Le forze di occupazione hanno, in questi anni, causato la distruzione di oltre 2 milioni di dollari di progetti di aiuto dell’Unione Europea nella Cisgiordania occupata. Infatti, una nota elaborata dalla Commissione Europea afferma che dal 2015 Israele ha “demolito o sequestrato” quasi 560 “strutture” all’interno di progetti di aiuto, finanziati dall’UE collettivamente e dai governi dei paesi membri. Tutto questo ha sempre avuto un solo fine, quello di accaparrarsi le terre palestinesi.

Il Natale in Terra Santa è stato sempre un giorno di festa, tra tradizioni e riti diversi, che convivono da sempre senza problemi: dal 1948, però, c’è un Paese che continua ad espandersi senza ritegno e senza nessun governo abbia mai detto nulla contro questo. Dunque questo Natale ricordiamo anche chi lo vive in un clima di guerra. Non solo da dieci mesi, ma ormai da ormai oltre 70 anni.