di Chris Baldelli
Il 25 dicembre del 1914 nel pieno dei combattimenti della prima guerra mondiale, su di un campo di fango reso ghiacciato dal freddo notturno e invernale, circondati dal filo spinato delle trincee, nella terra di nessuno, 22 uomini disputarono una storica partita di calcio che passò alla storia.
Una storia di pace in mezzo al dramma del primo conflitto mondiale: i cannoni e le mitragliatrici continuano a sparare mietendo migliaia di morti da ambo le parti. Siamo nella zona di Ypres (tra Belgio e Francia), i tedeschi mettono candele sulle trincee, addobbano alcuni alberi nei loro pressi e intonano canzoni natalizie; dall’altra sponda i britannici incominciano a cantare anche loro. È da lì che partirà un “cessate il fuoco” assolutamente spontaneo… i soldati escono dalle trincee e si incontrano in quel pezzo di terra che dovrebbe essere un campo di battaglia tra 2 schieramenti (così come ogni guerra), le armi invece si abbasseranno e al loro posto ci saranno solo strette di mano e sorrisi, si giocherà anche a calcio – a dimostrazione ancora una volta di quanto un pallone possa essere più potente dei proiettili – senza star a pensare ai vincitori o ai gol segnati.
Quel Natale del 1914 passò alla storia come “Tregua di Natale”; una storia che sembra inverosimile e invece è una realtà storica. Fu il segnale significativo della chiara distinzione tra l’avversario e l’uomo, un semplice messaggio di pace di un gruppo di persone che avevano lasciato a casa le proprie famiglie ma anche un messaggio a chi aveva portato avanti quella guerra sanguinosa. Questi atti di umanizzazione tra nemici furono severamente proibiti e censurati dagli alti comandi dei rispettivi eserciti, un qualcosa che al lungo – purtroppo – è stata dimenticata dalla memoria della storia che però dimostrava a tutto il mondo che un’altra strada fosse possibile: quella della pace e della fratellanza tra i popoli.
Perché abbiamo scelto questo tema per Natale 2022? Questo è il tema più attuale che mai all’interno del periodo che stiamo vivendo, ovvero, quello di una guerra nel cuore d’Europa e di una polveriera sui Balcani che rischia di esplodere da un momento all’altro. E dall’altra parte un mondiale appena finito che ha mostrato quanto siano i soldi a contare piuttosto della passione sportiva e dei diritti umani. La cosa che più dispiace in tutto ciò è che si stratta di una guerra fratricida che rischia di spargere ancora di più odio imperialista e russofobia. Quell’atto di semplicità e di umanità del 1914 dimostrò come fosse ancora possibile tornare a parlare la lingua dell’unità nel giorno del Santo Natale e soprattutto come il calcio diventi ancora una volta lo strumento per unire i popoli. Per il bene di tutto il mondo, torniamo alla via della pace (che non sia quella fatta di fiorellini e arcobaleni) e a portare avanti gli ideali di libertà che possa far avverare il nostro sogno di unire l’Europa dalle Colonne d’Ercoli agli Urali. Riprendiamo ciò che ha permesso al nostro Continente di essere farò di civiltà ed esempio per la storia mondiale.