di Luigi Cortese

Domenica, a Brasilia, si è tenuta la cerimonia di insediamento del nuovo Presidente del Brasile Luis Unacio Lula da Silva. L’evento, secondo gli organizzatori, ha riunito 65 delegazioni straniere, di cui 17 a livello di capi di Stato. La delegazione russa è stata guidata dalla speaker del Consiglio della Federazione Valentina Matviyenko. Il vicepresidente cinese Wang Qishan è arrivato da Pechino.

Lula, nel suo discorso di insediamento, ha promesso di rafforzare la cooperazione nell’ambito dell’associazione BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), dichiarando: “Il nostro ruolo guida si concretizzerà nella ripresa dell’integrazione sudamericana sulla base del Mercosur (il mercato comune del Sudamerica) e sulla base del rilancio dell’Unione delle Nazioni Sudamericane e di altre istituzioni sovrane della nostra regione. Saremo in grado di costruire un dialogo attivo e produttivo con gli Stati Uniti, l’UE, la Cina, i Paesi asiatici e altri attori globali. Rafforzeremo i BRICS e la cooperazione con i Paesi africani per porre fine all’isolamento in cui il nostro Paese si è trovato negli ultimi anni”.

Lula, in piena continuità con il Great Reset, ha voluto mettere l’accento sull’appartenenza al Brasile della maggior parte delle foreste pluviali equatoriali del bacino amazzonico, sottolineando che il suo futuro governo “intende discutere le questioni dell’agenda ambientale” sulla base degli interessi nazionali e su un piano di parità con i Paesi occidentali. Va detto che, da fonti interne al Brasile, la situazione ad oggi appare tutt’altro che rosea: i prezzi sono alle stelle, i mercati azionari sono in calo, le azioni delle società stanno precipitando e gli analisti prevedono il caos finanziario molto presto.

I BRICS ad oggi sono in forte contrapposizione con la politica economica a guida occidentale. Se il Presidente Lula intende realmente portare avanti il loro rafforzamento questo sarà un duro colpo a Washington ed alla sua politica internazionale e occorre capire se la strategia prevede un mettere le mani avanti nell’ottica di un ritorno di Trump nella prossima tornata elettorale. I paesi BRICS in questi mesi hanno registrato una crescita costante: il loro peso a livello mondiale sta raggiungendo quello degli Stati Uniti e dell’Europa, diventando sempre più attrattivi verso paesi che si sentono lontani dalla mire politiche degli USA.

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