di Gloria Callarelli (foto: Michele Pagnacco)

La lotta iniziata con la pandemia mediatica, che nei piani del Deep state doveva renderci “obbedienti”, ha fatto emergere tutta la forza e la contrarietà del popolo.

Dopo lo smarrimento iniziale, infatti, di chi ancora non aveva capito, si è arrivati alle grandi proteste di massa con la presa di coscienza della gente: dai piccoli raduni alle grandi piazze, in pochi mesi anche l’Italia ha fatto sentire il suo grido ai registi del Great Reset. Da Trieste a Napoli, per poi arrivare al 9 ottobre romano, l’Italia ha alzato la testa e detto il suo “no” alla narrazione che stava avanzando. Dapprima realizzatasi sottoforma di protesta contro le restrizioni Covid, poi sviluppatasi sulla guerra russo-ucraina, si è rivelata in generale la protesta di un popolo contro l’ondata mondialista, sempre tenendo presente il fronte occulto di una battaglia contro la finanza, il potere delle multinazionali e della filantropia, le massonerie. In una parola contro il Deep state.

Una delle ultime manifestazioni di piazza pochi giorni fa a Trento, città dove nacque l’estremismo armato di sinistra, è emblematica: nelle parole di Laura Tondini, leader del gruppo anti establishment del territorio, un appello che fa leva sulla storia trentina e su quello che fu il grande scontro ideologico degli anni Settanta che, grazie ad un “attento sistema nascosto”, spaccò l’opinione pubblica e il popolo in due, fascismo e antifascismo, bloccando la possibile deriva unitaria popolare e sociale che in Italia sopravviveva come narrativa nascosta; la storia di Enrico Mattei aveva preparato il terreno di una sovranità impossibile da raggiungere.

La narrativa o retorica del “divide et impera” evitava che l’anima popolare si concentrasse tutta in un’unica direzione antisistema: l’Italia già allora sarebbe potuta essere libera dal predominio Usa o dai potentati economici e capitalisti. Invece la strategia del potere fu chiara già allora: soffocare le aspirazioni del popolo cambiando bersaglio.
La sfida al Deep State oggi parte da qui, dal popolo contro le élite come ebbe modo di dire anche l’ex presidente degli Usa, Donald Trump.

Quello del popolo da dividere è dunque storia vecchia che dagli anni Settanta arriva appunto a oggi. Lo conferma anche Roberto Fiore nel libro in uscita “La Rivoluzione è come il vento”: dopo quarant’anni gli italiani vengono divisi artatamente in vaccinati e non vaccinati. L’obiettivo è sempre quello: impedire che la sua unità diventi decisiva nell’abbattimento di quegli interessi nascosti terribili basati sul dominio di gruppi segreti che hanno base all’estero.

Questo sentimento “antisistema”, affiorato a Trento come a Trieste e Roma, e come ovunque in Italia dopo che si sono scoperte le carte e si è stretto troppo la corda, probabilmente sarà il leit motiv nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: di un popolo che va oltre le distinzioni partitiche centrodestra e centrosinistra e che può trovare una sua dimensione storica e di destino in un percorso che diventa in questo modo inarrestabile.

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