di Luigi Cortese
Carcere fino a cinque anni per i giornalisti che pubblicano intercettazioni non più segrete. Così il partito di Silvio Berlusconi tenta di colpire la libertà di stampa. La proposta di legge è stata depositata alla Camera lo scorso 22 dicembre dai deputati forzisti Annarita Patriarca e Tommaso Antonio Calderone, entrambi membri della Commissione Giustizia.
Oggi la stampa ha facoltà di pubblicare il contenuto di atti non segreti e, quindi, a disposizione delle parti, mentre se vengono pubblicate intercettazioni – integrale o parziale – o di materiale prima che si sia conclusa non desecretato è punibile per legge secondo quanto previsto dall’articolo 648 del codice penale.
Forza Italia giudica questa situazione troppo “libertaria” e propone l’articolo 379-ter che, secondo quanto scritto dai due deputati forzisti in una nota, “introduce una fattispecie tipica di reato, punibile da due a cinque anni e quindi, una volta approvata la norma, nessuno potrà più pubblicare con leggerezza atti di indagine fino all’udienza preliminare, così come prescritto. Il mostro non andrà più sbattuto in prima pagina a fronte di una semplice contravvenzione”.
Se questo decreto legge prendesse vita si aprirebbe uno scenario terribile. Va considerato che i giornalisti giudicati colpevoli di aver commesso il reato di pubblicare atti non più segreti potrebbero essere condannati ad una pena superiore a quella di chi compie truffa, corruzione tra privati, favoreggiamento personale o, ancora, malversazione di fondi pubblici o uguale a coloro che prendono parte a un’associazione a delinquere. Forza Italia tenta di utilizzare la posizione di governo per difendere i parlamentari coinvolti in qualunque inchiesta, zittendo la stampa non allineata al sistema che potrebbe minare la popolarità di politici e di conseguenza dei gruppi di appartenenza.