di Chris Baldelli
Mentre si discute ancora dell’azione simbolica da parte dei ragazzi di Ultima Generazione, che hanno imbrattato con della vernice lavabile il Senato italiano, e di un gesto simile da parte degli ambientalisti francesi, che hanno fatto la stessa cosa sulla facciata della sede del Governo a Parigi, sembra che non tutti gli aderenti di questa cosiddetta “area verde” stiano viaggiando sulla stessa lunghezza d’onda.
Extinction Rebellion in Inghilterra, infatti, (dove ha sede l’organizzazione) sospende le “misure eclatanti”. La divisione britannica del gruppo di protesta contro i cambiamenti climatici ha affermato che i suoi militanti, “smetteranno – almeno temporaneamente – di bloccare strade trafficate, incollarsi agli edifici e impegnarsi in altri atti di disobbedienza civile perché tali metodi non hanno raggiunto gli effetti sperati (ma dai?)”. Per promuovere l’obiettivo di convincere politici, aziende e popoli «a porre fine all’era dei combustibili fossili», il gruppo ha detto che si concentrerà invece sull’ampliamento del proprio sostegno. L’obiettivo è far sì che 100mila persone circondino il Parlamento di Londra il prossimo 21 aprile.
Non tutti però sono d’accordo con questo modus operandi: sono molti gli attivisti che continuano a rivendicare le azioni radicali che vadano in netto contrasto con la problematica del clima e all’assenza delle istituzioni su questo fatto. Qualche giorno fa alla trasmissione “Coffee Break” su La7, un ragazzo di Ultima Generazione di nome Tommaso (il cognome è stato omesso) ha dichiarato: “Quando bloccavamo le autostrade, gli automobilisti ci dicevano di andare sotto i palazzi… e così abbiamo deciso di iniziare l’anno seguendo questo consiglio. Pensiamo sia importante in questo momento mostrare la forte ipocrisia da parte di chi a parole si sta spendendo molto, quando in realtà non sta facendo granché per fare qualche passo avanti rispetto alla grave situazione in cui siamo. Noi continuiamo a fare quello che facciamo con delle richieste semplici, concrete e razionali: stop alla trivelle, stop centrali a carbone, almeno 20 gigabyte di impianti rinnovabili entro il 2023…” . E ancora: “Facciamo disobbedienza civile, prendendoci le responsabilità di quello che facciamo, che siamo convinti che sia efficace, la storia ce lo dimostra…”
Tralasciando le polemiche da bar, viene da chiedersi una piccola cosa che forse sembra banale ma forse no: come mai la stampa non apre un caso? Quella stessa stampa che in questi ultimi anni ha dipinto come pazzi squilibrati coloro che si sono opposti alla narrazione covid e all’abominio sociale del green pass, non solo impedendo loro di esprimere le proprie idee ma addirittura addossando il fatto di essere negazionisti, no vax, no mask, estrema destra-sinistra, terrapiattisti, BR?
Per la prima volta non vediamo accuse di complottismo o facili etichettature nonostante (o forse proprio perchè) parlino di un’apocalisse biblico-climatica pronta ad arrivare in 2 anni: una tesi in perfetta linea con il pensiero unico del capitalismo mondialista nonostante molti scienziati abbiano addirittura smentito il fatto(quindi non mettevi a rompere le scatole con la logica “gli scienziati dell’ONU hanno detto così, così e così perché non conta nulla). Capitalismo mondialista la cui longa manus, coincidenza, raggiunge anche certa stampa mondiale.
Oltretutto una delle azioni nei mesi precedenti di questi movimenti è stata quella del “diRAI la verità” in cui si andavamo ad imbrattare – con la stessa vernice lavabile che ha colpito il Senato – la sede della RAI lombarda che si trova a Milano. Con questo gesto, gli attivisti chiedevano che la TV di Stato pubblicasse giornalmente un bollettino sull’emergenza climatica. Vi ricorda qualcosa?