di Vittoria Fiore

Il transumanesimo è un’ideologia in cui alla base c’è la convinzione che il progresso tecnologico e scientifico rappresentino il meccanismo per il potenziamento delle capacità fisiche e cognitive dell’essere umano. Se pensate che chattare con un’intelligenza artificiale sia innovativo ancora non avete sentito parlare del cyberuomo, del digital human o del mind uploading, progetti al confine tra realtà e fantascienza.

In questi giorni un’azienda italiana hi-tech Reply ha proposto gli umani digitali al posto del classico chatbot. Si chiamano Margot e Rose, due umani digitali che possono essere utilizzati in modi diversi e composti da due parti: la “mente”, cioè l’intelligenza artificiale che li rende in grado di “ragionare”, e il “corpo” virtuale, cioè l’avatar vero e proprio che è capace non solo di muoversi ma anche di collegare la propria gestualità a quello che sta dicendo e al tono con il quale lo sta dicendo. Questi umani digitali hanno varie caratteristiche che le rendono in grado di manifestare empatia attraverso la loro espressività modulata in tempo reale. Un processo strabiliante, certo, se non fosse altamente pericoloso.

Inutile dire, infatti, che questo progetto porta inevitabilmente a fare tabula rasa di certe categorie lavorative: il servizio clienti di certe aziende è già spesso e volentieri monopolizzato da chatbot, voci automatiche che dovrebbero fornire un servizio adeguato, ma che, quasi mai, naturalmente, sono effettivamente utili. Per questo se la cosa dovesse prendere piede si verificheranno delle falcidiazioni lavorative e sociali non indifferenti. Il tutto nel silenzio assordante della politica e dei sindacati.

Senza contare, e siamo pieni di esempi in letteratura e nel cinema, degli effetti collaterali di questi sistemi: se le macchine non dovessero funzionare a dovere, infatti, avremmo tutta una serie di disservizi inimmaginabili. Oltre che conseguenze potenzialmente pericolose anche per la salute fisica dell’uomo.

Ma a questo aggiungiamo anche il problema etico. Rose e Margot sono solo una piccola parte di questa evoluzione artificiale: i transumanisti dell’ultima generazione, infatti, stanno lavorando ben oltre la nostra immaginazione. Entro la metà di questo secolo potrebbe andare in porto il mind uploading, ovvero la possibilità di “scaricare” l’intero contenuto del cervello di una persona e poi “caricarlo” all’interno di un avatar, che ci permetterà di fare a meno del nostro corpo superando, secondo i transumanisti, il concetto di morte. Un altro progetto spaventoso è quello dell’ Alcor Life Extension Foundation, la quale ha concentrato la propria ricerca sulla criostasi, nel tentativo di “combattere” fisicamente la morte.  Il pensiero transumanista sembra rifiutare il limite spingendo verso un futuro guidato dai computer e cercando di innalzare l’uomo a ciò che in realtà non è. Un pensiero silente che piano piano si fa strada approfittando della non conoscenza delle persone.

Francis Fukuyama, politologo, definì l’ideologia transumanista “l’idea più pericolosa del mondo” e non a torto. Quello che ci prospetta la società del futuro, se non si pongono dei limiti, porterà all’inevitabile cancellazione del genere umano così come lo conosciamo ora: da essere più intelligente del pianeta a essere-schiavo delle macchine. Che Dio preservi la nostra autenticità.

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