di Gloria Callarelli (fonte: provitaefamiglia.it)

Film con scene sessualmente esplicite in una scuola elementare di Prato o esplicitamente gender in una scuola di Viareggio. Insomma: i bambini devono diventare per forza subito adulti e per farlo devono staccare il ticket Lgbt o mandare giù iniziative fuori luogo. E’ proprio il caso di dire: non c’è più religione. E non è solo, ahinoi, un modo di dire ma il presupposto di una deriva che, svuotata la società dei valori e della fede, non si contiene più.

Veniamo innanzitutto ai fatti. Nella scuola primaria di Prato l’insegnante si è scusata dicendo di non sapere delle scene e del bollino giallo che avvisava dei contenuti borderline, smarcandosi così dalle proteste dei genitori. Invece era stata fissata per il prossimo 12 gennaio, alle ore 14.30, nella Scuola Media “L. Viani” di Viareggio la controversa pellicola dal titolo “Tomboy”, che tradotto significa “maschiaccio”. Usiamo il passato perchè, a seguito delle proteste, pare che la proiezione sia stata annullata. Resta doverosa una considerazione sull’iniziativa.

La scelta di proporre questo film in una scuola con alunni dagli 11 ai 13 anni ha fatto discutere ed il perché è presto detto. L’opera della regista Céline Sciamma racconta la storia di Laure, una ragazzina di 10 anni che, con i capelli tagliati corti e indossando vestiti sportivi, viene scambiata per un maschietto. E così sarà: un po’ per gioco e un po’ per scherzo la bambina comincia a farsi chiamare dai suoi amici Michael e continuerà a farsi trattare da tale anche dalla sua migliore amica, che, pensandola maschio, finirà anche per baciarla. Il tutto fino a che, dopo una zuffa con un coetaneo, la madre non scopre la verità. Una scoperta sconvolgente che convince la giovane a cambiare. Da quel momento la bambina si presenterà agli altri per quella che realmente è, Laure.

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Come da legge, fortunatamente diciamo noi, la proiezione del film era prevista in orario extracurriculare e, grazie a Dio, almeno in questa circostanza è stato richiesto il consenso informato dei genitori. Genitori i quali, però, capito il tema, hanno deciso di manifestare le loro perplessità e denunciare la presenza sempre più invasiva e “opprimente” di certe tematiche all’interno degli istituti scolastici.

La preoccupazione è naturalmente rivolta alle nuove generazioni sottoposte ad uno stress costante e continuo in questa società che manca loro costantemente di rispetto, intervenendo nei percorsi di crescita e nelle scelte legate alla loro sfera intima. Corsi di educazione sessuale fin dall’infanzia, sovraccarico mediatico e overdose da social: una pressione che segna intimamente i giovani, costretti, da bambini o poco più che bambini, a confrontarsi con problematiche vissute semmai dagli adolescenti.

Ai promotori, ai sostenitori ideologici, agli esperti, ai politici, alla comunità tutta chiediamo: c’è davvero la necessità di portare temi come la sessualità all’interno delle scuole medie e addirittura all’interno delle primarie? E oltre, perché di questo si parla: c’è davvero la necessità di portare queste tematiche nella loro lettura più estrema, controversa, contronatura, arrivando a toccare temi quali l’omosessualità e l’ideologia gender? E’ vero lo dice l’UE e anche l’OMS, ma, proprio per questo e soprattutto di questi tempi, vogliamo porcela qualche domanda? Vogliamo tornare al buonsenso?

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Il punto è sempre quello: quanto può interessare a un bambino di nove, dieci, undici anni un tema come questo? Non è forse una forzatura rispetto alle priorità che un bambino ha, perché tale è, a quella età? Non è forse una violenza imporre queste teorie e farle percepire a bambini così precocemente? Non è piuttosto volontà o capriccio degli adulti e di qualche sovrastruttura far si che queste tematiche vengano affrontate in ambito scolastico e affrontate così presto? Nella fattispecie il film è consigliato da Netflix a un pubblico di età non inferiore ai 13 anni. Anche se sembra comunque una soglia ancora bassa per accedere al contenuto, probabilmente ci sarà un motivo. Per bambini appena usciti dalla scuola primaria, comunque, è decisamente troppo.

Anche qui, poi, sorge spontanea una riflessione: come vengono trattate queste tematiche anche all’interno dell’ambito scolastico? Vi è la giusta preparazione degli insegnanti, magari a 360 gradi sul tema, o piuttosto prevale l’intransigente volontà ideologica? Volontà ideologica che costringerebbe comunque, la gran parte dei più giovani a conoscere una realtà lontana dalla loro quotidianità che rischia di trasformarli in vittime della società ipersessualizzata. E poi ci lamentiamo se, nella migliore delle ipotesi, i ragazzi perdono il valore dell’intimità e del sesso.

Insomma c’è da chiedersi: chissà quando gli adulti impareranno ad ascoltare i bambini?

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