di Roberto Fiore (foto: vaticannews.va)
Il promotore di Giustizia Vaticano Alessandro Diddi ha riaperto le indagini sul caso di Emanuela Orlandi. La decisione ha destato una favorevole impressione in tutti coloro che già allora furono sconvolti dalla tragica vicenda. Le speranze per una soluzione del caso crescono con le notizie emerse recentemente su un articolo del Corriere della Sera riguardanti la carriera dell’avvocato Diddi, Professore di Diritto Processuale Penale all’Università della Calabria, nonchè appunto promotore di Giustizia presso il Tribunale del Vaticano, che attestano la sua grande preparazione giuridica.
Che Diddi sia garanzia di preparazione e di coraggio è testimoniato anche dalle sue dichiarazioni subito dopo i fatti del 9 ottobre 2021. Pochi sanno, infatti, della sconvolgente presa di posizione di Diddi sul quotidiano il Tempo del 21 marzo a commento proprio della manifestazione stessa tenutasi fuori dalla CGIL (ripresa in parte qui).
Il Prof., infatti, ebbe a dire: “L’impressione è che si voglia punire l’iniziativa di chi ha osato opporsi alla politica del governo sui vaccini, piuttosto che le conseguenze del reato”. E continua: “Io penso che sia stata ingigantita la responsabilità di chi ha esercitato il legittimo diritto di manifestare il proprio pensiero. Sui vaccini e sul green pass ognuno ha il suo pensiero…la manifestazione era regolarmente autorizzata, non c’erano nemmeno bandiere di colore politico“. Forte la presa di posizione, certamente controcorrente rispetto alla valanga mediatica che si è abbattuta senza se e senza ma dopo quei fatti. Diddi aggiunge ancora: “I manifestanti in quell’occasione erano scortati dalla polizia, quindi sicuramente gli agenti hanno avuto le autorizzazioni necessarie per accompagnare e non reprimere questo percorso. La scelta della sede della CGIL, aveva un chiaro significato politico, alla luce del repentino mutamento di opinione del sindacato, su un tema cruciale per i lavoratori italiani. Quindi è stata un’iniziativa legittima e non deplorevole“.
Anche in merito “all’assalto e alla devastazione” Diddi non ha avto dubbi: “Le iniziative estemporanee di alcuni facinorosi non si possono attribuire a 4-5 persone che , fino al momento della degenerazione, hanno espresso il loro legittimo dissenso…La folla si sa non è controllabile ma dire che tutti gli imputati sono responsabili di un reato così grave come la devastazione solo perchè alcuni hanno danneggiato, è un modo per addebitare loro una responsabilità altrui e questo nel nostro sistema non è possibile“.
In proposito ricordiamo, a scanso di equivoci, che la responsabilità penale è sempre personale.
Rispetto alla “devastazione” sottolinea: “Sicuramente con il reato di devastazione il legislatore aveva in mente danni immensi, qualcosa di abnorme. Mentre i danni subiti dalla CGIL sembrano modesti, visto che si parla di poche migliaia di euro“.
Diddi evidenzia inoltre un particolare interessante: “Dalle carte sembra che chi ha agito con le violenze lo abbia fatto in seguito a una precisa istigazione“. Infine la bomba: “Non si può arrivare all’abnormità di punire in maniera così pesante azioni che non meritano questo trattamento sanzionatorio. La manifestazione del pensiero deve restare sacra“.
La lettura di quest’ articolo dal titolo “Non si possono colpire le idee” fa capire come la procura di Roma avesse intrapreso un’ azione di persecuzione inspiegabile giuridicamente che tutt’ oggi continua: Massimo Ursino è infatti ancora detenuto. Una lettura attenta, come quella del Professore Diddi, faceva già trasparire il processo del 9 ottobre come un opera di criminalizzazione grave e inedita. Chissà che assieme al caso Orlandi non venga fatta definitivamente giustizia anche sul caso 9 ottobre e la manifestazione alla CGIL.