di Luigi Cortese
In questi giorni assistiamo ad un derby, al quanto puerile ed inutile, Dante è di destra o di sinistra?
A parte che Dante Alighieri, il padre della lingua italiana, andrebbe stretto in qualunque visione voglia essere rinchiuso. Dante era un innovatore, un rivoluzionario del pensiero, un eretico, Dante era un uomo che voleva uno stato laico e non servo della chiesa. Come potrebbe essere avvicinato, anche lontanamente, ad un pensiero conservatore e cattolico come “dovrebbe” essere quello di “destra”?
Le parole del Ministro Sangiuliano nascondono, però, qualcosa di più profondo e difficile da digerire per chi si riconosce in una certa idea. La “destra” ha una sua cultura predominante, cultura rappresentata da Julius Evola, Ugo Spirito, Ernst Jünger, Carl Schmitt, Martin Heidegger, Ezra Pound e Mircea Eliade, questi per citarne alcuni. Questi nomi oggi hanno un peso importante e, per alcuni, ingombrante, perché nella loro vita non si sono mai discostati da quelli che erano le loro idee, ma soprattutto non hanno rinnegato quello che le loro idee hanno contribuito a formare.
Sangiuliano, che ha un passato nel Movimento Sociale Italiano, sa benissimo che questi nomi possono portare a facili conclusioni, specialmente da chi vuole in ogni caso fare un collegamento tra il partito della Meloni ed il passato politico di molti suoi aderenti. Per questo motivo si cerca di prendere agganci culturali esterni alla propria storia pur di ripulire la faccia del governo. Ma quella di Dante è veramente inappropriata, e denota una certa “ignoranza” sulla figura del poeta e la sua storia personale.