di Chris Baldelli

Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zparvy (il giornale delle forze d’occupazione comuniste). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”.
-Frase di Jan Palach carbonizzato sul suo letto ospedaliero.

Era il 19 Gennaio 1969 quando lo studente di filosofia Jan Palach, morì in un letto di ospedale dopo 3 giorni di agonia. Quel ragazzo di appena 20 anni si era dato fuoco a Piazza San Venceslao, nel centro storico di Praga, per protestare contro la repressione che le forze armate dell’URSS stavano operando per neutralizzare fisicamente le aperture democratiche che la Cecoslovacchia aveva intrapreso all’inizio del 1968, con Alexander Dubček, segretario del Partito Comunista Cecoslavicco, che riuscì ad innescare una rivoluzione che fino a qualche settimana prima sembrava impensabile; dando una sonora “spallata politica” ad Antonín Novotny, stalinista radicale e contrario a qualsiasi tipo di non conformità con la linea sovietica. Per Dubček era arrivato il momento di cambiare pagina e ciò non voleva significare tradire i russi, ma di cercare una nuova via al socialismo, rispettando comunque i valori del popolo boemo, costruendo comunque un modello politico diverso che potesse coinvolgere tutta la società. Nasce secondo questo principio il cosiddetto “socialismo dal volto umano” che non è quello fatto di purghe politiche o di esecuzioni ai dissidenti, ma bensì quello della democrazia, del pluralismo e del rispetto per il prossimo.

Questa riforma proponeva:

– Contrasto alla crisi economica
– Revisione dei processi farsa e delle condanne negli anni ‘50
– Abolizione della censura e delle ingerenze di partito all’interno dell’informazione, della cultura, delle arti e delle scienze.
– No alla dittatura del proletariato
– Diritto di intraprendere la via nazionale al socialismo senza ingerenze esterne.
– Divieto di cumulo delle cariche di Governo e di Partito.

Quella riforma denominata “Primavera di Praga” venne soffocata nell’estate dello stesso anno, quando intervennero i carri armati sovietici e dei paesi che facevano parte del Patto di Varsavia. La resistenza nazionale si organizzò in manifestazioni, azioni nonviolente e occupazioni.

È proprio qui che Jan Palach scelse il sacrifico più estremo per la sua giovane vita: il 16 Gennaio 1969 prende il treno che da Všetaty porta a Praga e raggiunge la casa dello studente di Sporilov, scrive una lettera (nella quale sono contenute le rivendicazioni della protesta) firmandola “Torcia N.1”. Poi tra le 11:00 e le 12:30 acquista 2 contenitori di plastica e li riempie di benzina, dopodiché si dirige a Piazza San Venceslao raggiungendo la scalinata del Museo Nazionale di Praga e dopo essersi cosparso il corpo di benzina si darà fuoco.

Palach divenne simbolo di libertà e di autodeterminazione dei popoli in lotta, patriota di sangue e del solidarismo. Ai medici disse d’aver preso ispirazione dai monaci buddhisti vietnamiti, come il caso di Thích Quảng Ðức, che si diede fuoco per protestare contro la dittatura del Vietnam del Sud. Lo studente morirà 3 giorni dopo, a causa delle complicazioni dovute alle ustioni riportate. Ai suoi funerali parteciparono 600.000 persone, il feretro del ragazzo viene esposto nel cortile dell’Università Carolina e un picchetto costante staziona Piazza San Venceslao, mentre i giovani si danno il cambio nel reggere un vessillo nero e una bandiera cecoslovacca. Per una giornata intera la città sarà in mano agli studenti.

Oggi come ieri la lotta per la libertà dei popoli e per un’Europa viva, grande, sociale e indipendente continua e continuerà!

 

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