di Luigi Cortese
Con la direttiva 2003/87/Ce l’Unione Europea introdusse i certificati di CO2, servivano a promuovere la riduzione delle emissioni inquinanti secondo criteri di efficacia dei costi ed efficienza economica.
Dall’introduzione di questa norma non sono mancate notizie di truffe, IVA non versata per miliardi di Euro grazie all’uso di società estere, certificazioni fittizie comprate per un quarto del vero valore e cosi via.
Negli anni ci sono state moltissime inchieste giornalistiche che hanno coinvolto molte testate, la più famosa è la “Grand Theft Europe” alla quale ha partecipato anche il Sole24Ore, che ha portato a scoprire 50 miliardi di Euro annui sottratti all’erario dei 28 paesi dell’Unione. Le frodi legate ai “certificati verdi” e all’energia in generale sono in netto aumento, e sullo sfondo, in alcuni paesi, c’è il rischio che i proventi delle truffe carosello vengano impiegati per finanziarie il terrorismo islamico.
L’inchiesta portò alla luce un modus operandi simile in tutti i 28 paesi dell’Unione Europea, molte attività che si prodigavano alle frodi sono risultate collegate alla criminalità organizzata e ad estremisti islamici collegati all’ISIS. I proventi delle truffe hanno così finanziato anche i terroristi islamici.
In questi giorni il settimanale tedesco Die Zeit ha pubblicato un’inchiesta sulle truffe che coinvolgono i certificati verdi, che vede implicate multinazionali del calibro di Netflix, Disney, Gucci, Shell, Bayer, Sap e altre ancora. Nell’inchiesta sarebbe venuto fuori che i certificati emessi dal principale fornitore globale Verra sono risultati falsi.
Zeit ha valutato i dati di studi che suggeriscono che oltre il 90% dei certificati di CO2 dei progetti analizzati erano privi di valore: “Una bolla di spazzatura“. “Le aziende di tutto il mondo fanno affidamento sui contributi pubblici per raggiungere i propri obiettivi climatici. Apparentemente, hanno ottenuto i loro compensi nel corso degli anni con certificati dimostrano un taglio delle emissioni di CO₂ molto inferiori rispetto a quanto realmente accaduto. La storia di uno scandalo globale“, scrive Zeit nella presentazione dell’inchiesta.
Molti CEO delle aziende coinvolte sono oggi presenti al forum di Davos, e si arrogano il diritto di parlare dell’inquinamento quando poi alla fine certificano le loro aziende con falsi attestati. L’ipocrisia umana non ha fine, specialmente se si pensa che i partecipanti al forum si sono recati sul posto con Jet privati ed auto di grossa cilindrata con motore termico.
https://www.zeit.de/2023/04/co2-zertifikate-betrug-emissionshandel-klimaschutz
Questi sono i veri camorristi.