di Roberta Lasi (foto: twitter)

Le regole classiche del giornalismo sarebbero quelle di informare nel modo più neutro possibile con le famose 5 “W”: when, where, what, why, who.

Ma quando si tratta di commentare una trasmissione condotta da Lucia Annunziata, la regina del mainstram delle sinistre politically correct pilotate dalle élites transatlantiche, ogni buona regola salta. Salta perché diventa evidente il teatrino preparato e condotto già con le carte truccate, come quello cui abbiamo assistito domenica pomeriggio del 22 gennaio, alla intervista dei quattro candidati Segretari al capezzale del defunto PD. In quel contesto, tutti si comportavano come fosse solo da rianimare. Ora, il teatrino che si è visto è stato il seguente: tutti e quattro insieme appassionatamente, per mostrare una facciata di bella famigliola unita e pluralista, che si cospargono la testa di cenere mentre confessano le malefatte politiche del PD di questi ultimi 10 anni (solo le confessabili però), mentre l’Annunziata da solerte maestrina fa la ramanzina ai quattro per le malefatte del loro partito (come se non fosse anche il suo…). Certo, si sono limitati agli ultimi 10 anni, sperando che chi guarda abbia la memoria corta…

Ed allora abbiamo un Bonaccini che confessa che aver governato per 10 anni senza avere mai vinto elezioni, ci si è giocata la credibilità degli elettori, oltre che per scelte politiche che non sono mai state condivise o discusse con la base, che anzi, le andavano contro. Un Cuperlo che, per criticare l’attuale destra al governo cita Giuseppe Dossetti e dice: “Giuseppe Dossetti diede una definizione quanto mai attuale della destra radicale autoritaria “una iniezione di paura alla quale si offre un antidoto, ma in cambio di una quota di libertà””. Lungi dal difendere l’operato dell’attuale governo, non vi sembra, invece, che stiano parlando di se stessi? Il povero Dossetti si starà rivoltando nella tomba… Poi rafforzando il mea culpa di Bonaccini, Cuperlo se ne viene fuori con un: “Il PD è passato da vocazione maggioritaria a vocazione ministeriale”. Poi abbiamo una De Micheli che confessa che è mancato il coraggio delle scelte nette. Una Schlein che, incredibile, evidenzia come si guarda alla immigrazione e si perde di vista la emigrazione dei giovani preparati e di talento, per poi, però, lanciarsi in appassionate dichiarazioni sullo Jus Soli, che contraddicono quanto detto prima. Per poi riprendersi e dire cose sensatissime sul lavoro, come quella di rendere per le aziende il lavoro a tempo determinato meno conveniente di quello a tempo indeterminato ed agganciare i salari a meccanismi per riportarli a livelli di maggiore dignità (che si sia letta il recente rapporto di Banca d’Italia e le previsioni che fece Nino Galloni almeno 25 anni fa?).

Al suo coro si sono aggiunte tutte le proposte sensate e ragionevoli degli altri candidati, nel lavoro, nella sanità, nel welfare. Sembrava che i fatti politici della sinistra (con tutti i suoi nomi nel tempo) di questi ultimi 25 anni fossero tutti da cancellare, per fare posto ad una sinistra che riparte con slancio dalla parte della maggioranza che li ha abbandonati.
Ma sull’economia e politica estera, ahimè, casca l’asino: unanime accordo sul PD che ha portato il PNRR all’Italia (ovvero la Troika travestita) e per l’invio di armi all’Ucraina (non potendolo fare ufficialmente la NATO, calpestano la Costituzione Italiana pur di obbedire), dietro la scusa “Se la Russia smette di combattere, finisce la guerra. Se smette l’Ucraina finisce l’Ucraina.”. Lamentandosi però che l’Europa, e nemmeno il Papa, hanno fatto finora nulla per impostare tavoli diplomatici.

Insomma, in psicologia, i comportamentisti direbbero atteggiamento “Passive Agressive”, ovvero, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Il mio pronostico è che eleggeranno la Schlein, non perché sia la preferita dalla base, ma perché è l’emissaria mandata dai Dem neocon americani.

Evidentemente, oltreoceano ci tengono molto a mantenere ameno alcune enclave dell’Italia come luogo crudele di esperimenti sociali, sennò non si spiegherebbe che alla sede Bolognese della John Hopkins University, ormai in chiusura per forte passivo, sia arrivata una misteriosa donazione di 100 milioni di euro da un miliardario americano…

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