di Gloria Callarelli (foto: local team)

Dopo le deposizioni di Aronica e Fiore si apre uno scenario nuovo sugli eventi che caratterizzarono la giornata del 9 ottobre 2021 alla CGIL di Roma.

Aronica, a coda del suo interrogatorio, dichiara con chiarezza che nella notte in cui fu arrestato udì “grida di contrasto fra i vertici massimi dello Stato e i dirigenti delle forze dell’ordine rispetto all’ipotesi di drammatizzare la portata del reato con la contestazione del reato di devastazione e tradurre quindi tutti gli imputati a Napoli immediatamente al fine di impedire che gli stessi potessero essere punto di riferimento per nuove proteste“.

Ancora più grave è la parte centrale della deposizione di Fiore che testimonia di “aver visto il già identificato agente dei carabinieri assieme a un personaggio, che le forze dell’ordine non identificano e che rompe la finestra, entra nella struttura, arriva al portone centrale e apre ai manifestanti. Questo stesso individuo – continua Fiore – va poi al piano superiore, ha un incontro con qualcuno, (anche qui il mistero delle luci che si spengono e si accendono) e poi, arrivando alla porta, scambia un oggetto, forse una tessera, con il carabiniere”.

E’ quindi provata la presenza delle forze dell’ordine nonchè di agenti provocatori all’interno della CGIL. Gli avvocati hanno chiesto al magistrato un ampliamento di istruttoria con l’individuazione e l’interrogatorio dei due individui presenti nell’edificio.

Stante così le cose, il processo prende una piega differente: si profila, infatti, un ribaltamento di ruoli e l’apertura di una pagina nuova in cui gli eventi del 9 ottobre possono essere classificati come un appendice di strategia della tensione in cui il Deep State ha criminalizzato la protesta, depistato e coperto i fatti. Prossima udienza prevista il 10 febbraio prossimo.

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