di Luigi Cortese
Enrico Mattei uno dei più grandi dirigenti di impresa italiano del XX secolo, noto soprattutto per la sua visione innovativa riguardo all’energia. La sua idea energetica si basava sul concetto che l’energia dovesse essere vista come un diritto universale dei cittadini, e che lo Stato avesse il compito di garantire l’accesso a prezzi accessibili per tutti. Cosa della quale oggi sentiamo tanto parlare ma che di fatto si traduce invece in aumenti spropositati, caccia alla dipendenza più conveniente (per chi?) verso altri Paesi, zero sovranità.
Mattei credeva che la nazione avesse il diritto di controllare le proprie risorse energetiche, e che queste dovessero essere utilizzate per il benessere della popolazione e non per il profitto delle imprese straniere. Per questo motivo, creò l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), un’azienda pubblica che avrebbe dovuto gestire la produzione e la distribuzione di energia in Italia, in modo da assicurare quanto occorresse ai bisogni delle famiglie e allo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali.
L’idea di Mattei ebbe un impatto significativo sull’economia italiana e sul modo in cui l’energia viene vista e gestita ancora oggi. Grazie all’ENI, l’Italia divenne uno dei principali produttori di petrolio e gas in Europa, e l’accesso all’energia divenne più affidabile e meno costosa per le famiglie italiane. La sua idea ha ispirato molte altre nazioni a seguire il suo esempio e a creare aziende energetiche pubbliche per garantire l’accesso a prezzi accessibili per la loro popolazione.
In conclusione, l’idea energetica di Enrico Mattei è ancora rilevante oggi e ha lasciato un’eredità duratura nella storia dell’Italia e dell’energia globale. La sua visione di un’energia accessibile e controllata dallo Stato per il benessere della popolazione è un esempio di leadership coraggiosa e visionaria. Una leadership che fece infuriare le multinazionali del petrolio, in gran parte americane. Mattei si schiantò al suolo la sera del 27 ottobre 1962 mentre si dirigeva in aereo da Catania a Linate, accompagnato in volo da un pilota pluridecorato, Irnerio Bertuzzi. Una vicenda che resta avvolta nella nebbia, in perfetto stile italico. E che puzza, ancora oggi, di petrolio.