di Chris Baldelli

In Francia qualcosa si muove e sembra farlo anche parecchio bene. Ormai è ufficialmente una guerra politica aperta fra il popolo francese e il presidente Emmanuel Macron sulla questione della riforma delle pensioni, che riformerebbe l’età pensionabile da 62 a 64 anni di età. Dopo lo sciopero generale andando in scena ad Ottobre 2022 che ha visto scendere in piazza mezzo milione di persone e quello effettuato 10 giorni fa, ora è in corso un secondo sciopero generale che sta letteralmente paralizzando il Paese.

C’è comunque uno scontro sui numeri: secondo la polizia, i partecipanti erano 87mila, secondo un osservatorio indipendente 55mila, un decimo rispetto ai numeri che aveva disposto il sindacato che parla comunque di 2,8 milioni di manifestanti in tutto il territorio francese. In ogni caso la partecipazione è stata davvero imponente; si tratta forse della più grande mobilitazione degli ultimi 20 anni e mostra soprattutto l’unità dei lavoratori e delle loro lotte contro le ingiustizie di uno Stato, aggiungendo un’ulteriore forza al quel “fronte anti-Macron” che spesso viene ignorato dalla stampa. Presente alla protesta anche il leader della sinistra radicale francese Jean-Luc Melenchon (molti si ricorderanno per il suo sostegno italiano a Unione Popolare di Luigi De Magistris) che da Marsiglia dichiara: “È una situazione assolutamente eccezionale, ci sarà un prima e un dopo”.

Sulla riforma delle pensioni è intervenuta anche la premier francese, Elisabeth Borne: “Con questa riforma, ci battiamo per salvare il sistema per ripartizione. Ci battiamo per il nostro modello sociale. Allora, non dubito un secondo che la maggioranza resterà unita” – e aggiunge – “La maggioranza ha sempre fatto quadrato dietro al presidente della Repubblica ed al suo progetto”. Anche il contestatissimo Macron, dall’Olanda, ha ribadito il suo appoggio alla Borne, portando avanti la sua visione sulla riforma dicendo che “È indispensabile, quando la si paragona al resto d’Europa e se si vuole salvare il nostro sistema per ripartizione”

Così come nel periodo dei gilet gialli, la Francia diventa un vero e proprio laboratorio di lotte sociali e di avanguardismo popolare; sperando che questo metodo di imbrigliare il conflitto possa essere portato anche in altre parti d’Europa, specialmente in Italia dove ce ne sarebbe davvero bisogno. Ora la partita è ancora aperta e non siamo neanche ai punti di partenza…staremo a vedere quello che succederà.

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