di Chris Baldelli

Così come la Francia ribolle in un vero e proprio conflitto politico contro il suo presidente Emmanuel Macron, anche il Regno Unito torna a far sentire la sua voce dopo quasi 1 anno di scioperi e lotte sociali.

Più di 500mila lavoratori scendono in strada in uno sciopero che è iniziato dai lavoratori pubblici: ferrovieri, pompieri, impiegati statali, agenti di dogana assieme a insegnanti e docenti universitari, paralizzano il paese contro il lavoro sottopagato, il carovita, assenza di fondi, tagli alla spesa pubblica e la crisi economica. Un fiume in piena che non lascia di certo pochi disagi, poiché sono molti i mezzi di trasporto che non sono partiti, le scuole rimaste chiuse e le code infinite negli aeroporti. Nel frattempo il Governo ricorre ai ripari preparando sul tavolo la cosiddetta “Legge anti sciopero” che prevede addirittura il licenziamento dei lavoratori che con la loro assenza non garantiranno i servizi essenziali che le istituzioni chiedono. Proprio questa legge assolutamente liberticida e che attacca di diritti fondamentali dei lavoratori in argomento di sciopero e di protesta, rischia di passare all’approvazione definitiva alla Camera dei Lord.

Nei mesi precedenti erano stati gli infermieri a protestare, assieme ai dipendenti delle poste e gli autisti del traporto pubblico e dei mezzi di soccorso/emergenza che come ben possiamo capire creano un problema enorme non solo dal punto di vista logistico ma anche sanitario. Tutte le categorie in lotta stanno manifestando per le stesse motivazioni: salari che siano adeguati all’inflazione, no al taglio del budget di spesa pubblica e soprattutto straordinari che siano retribuiti.

Ora più che mai bisogna dare sostegno e vicinanza a coloro che stanno conducendo una delle ondate di scioperi più importanti sul piano internazionale. Francia e Gran Bretagna stanno alzando la testa e anche l’Italia non deve essere da meno, non c’è tempo per rincorrere piccole o grandi accuse su come il popolo italiano sia dormiente o svogliato – anche perché il tempo delle chiacchiere è bello che finito – ma bensì è il tempo di costruire un fronte unico di lotta popolare che possa andare a rappresentare le istanze di chi sta soffrendo una crisi voluta dall’élite capitalista.

Un fronte sociale e nazionale che si basi su pochi concetti ma che siano chiari:
-Non pagheremo la crisi
-No ai tagli e all’austerità economica
-No alla guerra imperialista e alle politiche belligeranti (sanzioni, invio di armi, spese militari ecc….)
-Sostegno economico e sociale e chi rischia di perdere il lavoro
-Aumento dei salari e RdC per chi non lavora…garantendo però a questi ultimi percorsi di inserimento nel mondo dell’occupazione.
-Si alla soluzione diplomatica per arginare il rischio di un peggioramento della guerra.

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