di Luigi Cortese
Il mondo della pubblicità è cambiato negli anni, da Carosello, tanto caro alle vecchie generazioni, agli influencer creati dal web. E’ questa nuova “specie” gli “influencer” appunto, ovvero ragazzi e ragazze che, avendo un gran numero di followers sui social, vengono ingaggiati dalle più svariate aziende per pubblicizzare servizi o prodotti. Una delle più celebri influencer italiane, conosciuta anche nel resto del mondo, è indubbiamente Chiara Ferragni, che ha costruito un impero della moda.
Ma facciamo un passo indietro. Chi è Chiara Ferragni? Classe 1987, sposata con Federico Leonardo Lucia al secolo Fedez, due figli, che “usa” per i suoi contenuti social, ed una vita agiata fatta di pubblicità e video. Chiara inizia nel 2009 aprendo il blog di moda e lifestyle, “The Blonde Salad”, avventura iniziata con l’allora fidanzato Riccardo Pozzoli. L’investimento iniziale fu di 500 euro, necessari ad acquistare una macchina fotografica, il dominio online e migliorarne il posizionamento. Il blog, che contiene una rassegna aggiornata degli outfit di Chiara, riscuote fin da subito grande successo. Chiara decide di scrivere i suoi contenuti sia in italiano sia in inglese per raggiungere un pubblico maggiore. Con le sponsorizzazioni arrivano i primi guadagni che, nel 2010, Chiara decide di investire nella sua prima linea di scarpe, “Chiara Ferragni Collection”. Impresa che non parte e solo nel 2013 Chiara Ferragni comincia a farsi conoscere come nome di spicco del panorama modaiolo. In quell’anno, infatti, lancia una linea di scarpe con Steve Madden e, nell’aprile 2014, diventa la prima fashion blogger ad apparire sulla copertina di Vogue (Spagna). La storia di Chiara continua fino ad oggi, passando per Instagram che le regala notorietà: ecco che nasce la Chiara Influencer riconosciuta da Forbes, nel 2015, e dall’università di Harvard, nel 2017.
Ma oggi la Ferragni è un passo avanti. Ieri sera si è potuta ammirare la sua “performance” a Sanremo: tra un cambio d’abito e l’altro ha sfoggiato delle mise dal dubbio gusto. Ma parliamo del suo monologo, la famosa lettera a lei bambina: una saga del luogo comune in cui lei parla a sè stessa dicendosi le cose che avrebbe voluto sentirsi dire all’epoca. In poche parole il nulla cosmico che ancora una volta tenta di scendere in quel femminismo di facciata che lotta contro un sessismo oppressivo.
Siamo ormai da anni nelle mani di questi personaggi che si arrogano il diritto di dire cosa puoi indossare e come, fino a qualcuno che si arroga addirittura il diritto di dirti cosa puoi pensare. Ma come sono pericolosi perché al fine di incrementare i guadagni, hanno gonfiato, in modo esagerato, gli effetti e la qualità dei prodotti pubblicizzati, dando il più delle volte un’immagine distorta e sostanzialmente fasulla, così sono capaci di fare con il pensiero, la maggior parte di questi “reucci” digitali sono politically correct e socialmente impegnati in battaglie pro gender, pro diritti fasulli e pro pensiero unico. Come hanno avuto un grande ruolo, tramite i social network, nell’instaurare un “regime” materialistico, oggi pubblicizzano il pensiero unico contro una società “maschilista e misogina”, che raccontano di uomini che devono abbandonare il loro lato maschile per abbracciare il lato femminile perdendo di conseguenza la virilità, nel nome di un fantomatico riscatto della donna da angelo del focolare a imprenditrice e capo famiglia.
Oggi si può asserire che viviamo nella “Repubblica degli Influencer”: un paese governato dagli umori e dagli sponsor, di un gruppo di ragazzine e ragazzini, che inondano il web di messaggi pilotati in linea con il pensiero unico. Il mondo virtuale oggi ha grandi potenzialità, ma sta sempre più sprofondando verso quello che Baudelaire definiva “gouffre”, cioè un “vortice” sensazionalistico in cui vendersi al miglior offerente, pur di ottenere fama o denaro. Ed è su questo che il Deep State punta per plasmare la mente dei giovani usando gli influencer bramosi di successo.
Grazie a Dio.