di Gloria Callarelli (foto: https://www.sanremoliveandlove.it/)
Nastrini arcobaleno, gender, inclusività, scandalo. Sanremo è ufficialmente diventato l’evento propagandistico di punta delle lobby colorate che, a spese dei contribuenti, ogni anno ci infligge la punizione pseudocanora. Peccato. Peccato perchè una volta il festival era evento di costume. Costume di un’Italia, simbolo nazional-popolare. Oggi invece si è ridotto a caricatura di sè stesso con l’aggravante del vuoto morale di chi, complice, manda avanti, tasche gonfie e faccia di bronzo, la distruzione della musica italiana, della classe, dei costumi di un tempo che fu.
Ne abbiamo parlato con il professor Alberto Contri, esperto in pubblicità, comunicazione e media, docente di Comunicazioni Sociali in alcuni Master di diverse università, già presidente della Fondazione Pubblicità Progresso ed ex membro del CdA della Rai, che ci ha dato la sua personale lettura della kermesse canora.
“Da piccolo ho visto e vissuto i primi Sanremo, poi li ho visti ogni tanto, e poi seguito per lavoro (anche adesso, ahimè) per scriverne sotto pseudonimo. Agli inizi faceva parte di emozionanti momenti collettivi della nazione come “Lascia o Raddoppia” nei quali il gusto – anche un po’ ingenuo dell’epoca – era sempre preservato. Via via nel tempo tutto si è degradato, con il crescere del potere delle case discografiche e poi della ricerca dell’audience da parte della RAI per raccogliere tanta pubblicità. Di Baudo si può dire tutto, ma era anche un uomo di spessore e competenza come direttore artistico.
Nel tempo, venendo meno la qualità complessiva, Sanremo si è trasformato in un evento in cui contano gli ospiti, e sempre di più gli ospiti capaci di fare rumore e scandalo. Non parliamo poi delle votazioni delle giurie e del voto on line: stendiamo un velo pietoso. I Maneskin, Achille Lauro e adesso pure il cantante promotore del poliamore, per non parlare della sceneggiata Zelenzy (rientrata dopo che i sondaggi davano gli italiani contrari alla sua presenza per oltre il 70%) rappresentano la continua ricerca di fare rumore, scandalo, per fare in modo che “se ne parli bene, che se ne parli male…basta che se ne parli”.
Trucchetti vecchi come il mondo ma nei quali si casca sempre. Nel frattempo la musica va sempre più sullo sfondo, i dischi delle canzoni di Sanremo già si vendevano sempre meno, e, sparito il supporto cd, ancora meno meno…, e quindi la manifestazione è sempre più uguale all’Isola dei Famosi o al Grande Fratello con il meccanismo degli esclusi. Ma alla fine dobbiamo ammettere che è uno specchio, davvero triste, di quello che è diventata l’Italia“.