di Lucia Di Rubbio

Le vicende storiche legate all’occupazione e dominazione francese in Italia dal 1796 fino al tramonto dell’era napoleonica, costituirono per tutto il territorio “italiano” e per lo Stato Pontificio, un periodo denso di accadimenti di eccezionale portata, tali da condizionare tutto il periodo storico definito “Risorgimento Italiano”.

Alla fine del 1700 in Italia iniziò ( come era già accaduto in Francia e Inghilterra), a svilupparsi una letteratura che inneggiava alla libertà e all’uguaglianza di classe ad opera di “intellettuali” e Illuministi.

A tal proposito il Lemmi osservò: (…) errerebbe assai chi volesse estendere a tutta la popolazione “italiana” o alla maggioranza di essa quel movimento innovatore che era ristretto a un numero molto esiguo di persone. (Fiorini-Lemmi. Storia politica d’Italia. Periodo napoleonico dal 1799 al 1814. Milano, Vallardi, 1908)

Non compresero che il movimento “innovatore” doveva essere attuato solo con la collaborazione del popolo; provando a ricucire la secolare e profonda spaccatura che esisteva tra la popolazione di campagna e quella di città. Il Regno di Napoli, e lo Stato Pontificio erano governati da leggi e ordinamenti risalenti al feudalesimo; gli stessi, saranno il fulcro della violenta “Insorgenza” antifrancese e antirepubblicana del 1799.

OCCUPAZIONE FRANCESE DELLO STATO PONTIFICIO E DEL REGNO DI NAPOLI

Il Generale Napoleone Bonaparte, fu nominato il 2 Marzo 1796 Comandante dell’esercito francese in Italia, dopo essersi assicurato, con la vittoria sull’Austria e sul Piemonte il completo dominio dell’Italia settentrionale. Il 9 Luglio 1797 istituì la Repubblica Cisalpina con capitale Milano.

Contemporaneamente, riprese le ostilità contro la Santa Sede. Il 15 Febbraio 1798 i francesi dopo la proclamazione della Repubblica Romana ad opera dei giacobini Nicola Corona e Antonio Bessi, entrarono in Roma, decretando la fine del “Potere Temporale” del Papa e espellendo Pio VI da Roma.

Ma dopo poche settimane, le angherie, le requisizioni forzate, le spoliazioni sistematiche, verso i beni della Chiesa, e dell’umile gente solo a parole “Sovrana”, generò un diffuso malcontento che piano piano, assunse carattere di rivolta. Erano le prime avvisaglie della grande Insorgenza dell’anno successivo.

Intanto, Ferdinando IV di Borbone, su consiglio dell’Ammiraglio inglese Nelson, dopo l’annientamento della flotta francese a Abukir (1 Agosto 1798) temendo la caduta della potenza transalpina in Italia, aveva concepito un piano mirante a riportare il Papa a Roma, e liberare la Toscana dai francesi.

Nel novembre del 1798 Ferdinando IV di Borbone attuò il suo piano entrando a Roma senza incontrare resistenza (le truppe francesi erano impegnate al Nord contro gli austriaci); contemporaneamente, le altre colonne al suo comando, marciarono sulla Marca, Toscana, e Lazio.

Lo scontro con i francesi avvenne il 28 Novembre 1798 a Torre di Palma nei pressi di Porto San Giorgio, con la disfatta di Ferdinando IV. Riguardo alla sconfitta patita, a dir poco sospetta, si ebbe a dire: “ Ladri di ufficiali… venderono il povero Re come fu venduto Cristo” (Pastori Don Luigi Manoscritto n. 40 Montalto Marche 1940).

ORGANIZZAZIONE DEGLI “INSORGENTI” O “TRUPPE DI MASSA”

Sotto la protezione della flotta inglese Ferdinando IV (temendo di essere catturato dal Generale francese Championet), lasciò Roma e si diresse a Palermo.

Nel frattempo, il Generale Championet, dopo aver sconfitto le truppe borboniche, penetrò nel Regno di Napoli. Nonostante la strenua e spontanea resistenza napoletana, il 22 Gennaio 1799, i francesi occuparono Napoli proclamando la “ Repubblica Napoletana”. A Palermo intanto, il Governo Borbonico, metteva a punto un piano di rivolta armata popolare per cacciare fuori dal Regno l’invasore francese.

Il compito di reclutare e organizzare strategicamente le truppe di Insorgenti, fu affidato direttamente dal Re Ferdinando IV, al Cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria. Nominato a 55 anni Vicario Generale del Re, il prelato era riuscito a contattare tra le folte boscaglie della Sila e dell’Appennino Matese, i più temibili Briganti meridionali; tra i quali: Frà Diavolo, i fratelli Mammone, Rodio, e tanti altri ancora.

Il Cardinale si proponeva di sfruttare al meglio le loro notevoli capacità di guerriglia, le loro abitudini al comando di truppe irregolari e la profonda conoscenza del territorio, piegandole alla “Causa dell’Altare e del Trono”. In poco tempo il Cardinale aveva costituito da un’armata popolare l’Esercito della Santa Fede; i componenti saranno definiti “sanfedisti”. Essi erano chiamati a personificare la gloriosa e legittima resistenza armata napoletana contro l’invasore straniero; gli stessi, che in passato, il Governo borbonico aveva combattuto con punizioni ed arresti.

Toccati nell’ intimo dalle parole del Cardinale, si sentirono i salvatori della Patria; gli Eroi che dovevano vendicare i soprusi e i torti subiti dal tiranno francese. A loro volta, i Briganti , reclutarono dalle montagne e dalle campagne, contadini, mezzadri e montanari. Questa truppa eterogenea venne inquadrata, disciplinata, e denominata “Truppa di Massa” o “Insorgenti”. (…) chiunque riusciva a procurarsi un tamburo (…) radunava trenta, quaranta persone, spiegava la bandiera gridando: “Viva Maria”!

Sentendosi investiti da una missione religiosa e politica, divennero Generali d’Armata e non più, solo Briganti.  (Monaldo Leopardi Annali di Recanati Vol. I e II. Varese, 1945)

L’8 Dicembre 1798 a Roma Ferdinando IV di Borbone redasse un proclama (pubblicato posteriormente a Caserta): (…) accorrere fra breve con un forte e numeroso esercito a difendervi (…) armarsi e opporre al nemico la più valida e coraggiosa difesa (…) per sostenere la nostra Religione, il nostro padre e Re che espone la propria vita per voi e che è pronto a sacrificarla per voi e che è pronto a sacrificarla per la vostra difesa e per conservare a voi quanto avete di più caro (…).

A questo appello le popolazioni meridionali insorsero; al canto di inni composti per alimentare ancor più l’ardimento, si armarono per combattere e cacciare l’invasore francese.

 

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