di Roberto Fiore

La disastrosa mossa del governo Meloni rispetto al Superbonus 110% si potrebbe rivelare come il primo capitolo di una nuova storia in cui l’Italia si affranca dal potere delle banche e crea uno Stato Nuovo basato sull’emissione a credito.
Questo è in sintesi il tema fondamentale di un articolo scritto ieri sulla Verità da Carlo Freccero e Fabio Conditi che ragionano esattamente in questo senso.

Siamo d’accordo che il Superbonus non rappresenti ciò che molti giornali e il mondo delle banche vuole far credere: ovvero un provvedimento scellerato di spendi e spandi che non porta a nulla aumentando il debito. Il Superbonus in realtà è figlio del rapporto che i 5Stelle prima di nascere ebbero, in particolare nella persona del suo fondatore Beppe Grillo, con Giacinto Auriti che fu il grande mentore della “moneta di popolo”, del non riconoscimento del debito pubblico, dell’abolizione del debito e della creazione di una economia (nuova quanto antica) basata sull’emissione di denaro. Per inciso: ricordiamo che anche il termine ‘reddito di cittadinanza’ fu coniato dallo stesso Giacinto Auriti ma in seguito interpretato diversamente nell’attuazione, dai 5Stelle.

Il Superbonus di fatto è la creazione di ricchezza e di credito uscendo dalla logica debito-prestito e l’emissione di un credito nei confronti di centinaia di migliaia di ditte che operano casa per casa, sul territorio, rimettendo in sesto abitazioni e strutture che necessitano di ammodernamento. Il dato di fatto è che questa politica del Superbonus, che era stato inizialmente lodato dall’Europa, ha aperto uno scenario di superamento della limitazione data dai fondi a disposizione; lo Stato, accogliendo un’esigenza di massa, dà la possibilità a tutti i cittadini, e non solo ai ceti più abbienti, di rimodernare tutte le abitazioni generando una virtuosità in cui il gettito fiscale aumenta e il numero di lavoratori richiesti si moltiplica: genera, in una parola, benessere per la nazione.

Se lo Stato italiano non fosse servo di BCE e NATO ma fosse uno Stato Nuovo con classe politica nuova, indipendente e sovrana nel senso più profondo del termine, farebbe in modo che questi crediti, si parla di oltre 70-80 miliardi di euro, diverrebbero di fatto una moneta circolante come avvenuto in altre situazioni nel passato.

Per uscire da questa crisi, che si appresta a essere dolorosissima e non potrà essere attenuata da un provvedimento compromissorio, è necessario dunque fare una profonda riflessione ideologica. Capire che si esce dalla crisi non se si va a debito ma se lo Stato emette denaro a credito. L’emissione di denaro a credito, nella costruzione delle infrastrutture economiche o nell’elargizione di grandi aiuti alle famiglie in uno Stato in catalessi demografica, rappresenta un’opzione oramai inderogabile che potrebbe in pochissimo tempo portare la situazione italiana ad uno stato di relativo benessere.

E’ importante, quindi, che gli economisti veri, coloro cioè che sfuggono alla logica del debito pubblico e dell’agenda Draghi, siano promotori di un progetto semplice ma salvifico in cui lo Stato emette credito, crea ricchezza e lavoro sul territorio “accendendo”, attraverso la costruzione tutta, l’economia italiana.

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