di Luigi Cortese

Putin revoca il decreto del 2012 per la soluzione del problema del Transnistria. Questo dopo che i leader occidentali hanno fatto la gara per chi fosse il primo a farsi fotografare con il presidente ucraino. Questa situazione apre un nuovo fronte che potrebbe essere determinante per la risoluzione del conflitto Russo-Ucraino.

La Transnistria è un’autoproclamata repubblica che si trova all’interno dei confini della Moldavia, lungo la frontiera con l’Ucraina sud-occidentale. Il paese si dichiarò indipendente nel 1990; lo fece in modo unilaterale con un referendum che ottenne quasi il 90% delle preferenze. Quando, nel 1991, la Moldavia divenne indipendente dall’Unione Sovietica, inserendo tra i suoi possedimenti anche il territorio della repubblica separatista, lo scontro ci mise poco a divampare. Il conflitto scoppiò nei primi mesi del 1992: Tiraspol, aiutata dai russi, sconfisse presto Chisinau. Il cessate il fuoco venne mediato da Mosca, con la conseguente formazione di forze di peacekeeping con contingenti misti di Moldavia, Russia e Transnistria. Con la tregua del luglio 1992 si stabilì de facto la separazione dei due Paesi e la permanenza di 1.500 soldati russi nella base militare del villaggio di Cobasna. Nella base militare russa di Cobasna sono immagazzinate armi che oggi potrebbero rivelarsi fondamentali in un eventuale attacco verso la Moldavia, o verso l’Ucraina.

La repubblica separatista non confina direttamente con il territorio sotto il controllo del Cremlino. Ma Mosca ha una grande influenza sull’area: dalla Russia arriva la maggior parte delle rimesse e il Paese ha un ruolo centrale nella fornitura di energia elettrica e di gas. Mosca non ha mai riconosciuto l’indipendenza della Transnistria: la strategia del Cremlino prevedeva il reintegro della regione nella Moldavia, uno status speciale per la repubblica separatista e il mantenimento della presenza militare russa nel Paese.

Con la mossa di Vladimir Putin la situazione nel quadrante si deteriora ancor di più: Mosca potrebbe decidere di usare la Transnistria per sferrare una seconda offensiva, allargare il fronte e dividere le forze ucraine. Basteranno gli aiuti dell’Occidente? Oppure a noi europei toccherà ancora una volta finanziare con le nostre tasse la guerra personale di Biden contro Putin?

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