di Luigi Cortese (foto Facebook)
“Noi dobbiamo fare la sinistra”. Con queste parole si è presentata Elly Schlein, 37 anni, sessualmente fluida, globalista e cittadina del mondo (ha 3 cittadinanze). La sinistra italiana si è quindi affidata nelle mani della rappresentazione vivente delle sue sconfitte. Il neo segretario del Partito Democratico si è presentata al mondo come un manifesto di tutte quelle promesse fatte negli anni, le stesse promesse che hanno eroso voti al partito.
Elena Ethel Schlein, detta Elly, è nata nel 1985 a Lugano, in Svizzera, figlia di due accademici. Ha partecipato per ben due volte, come volontaria negli Stati Uniti, alla campagna elettorale di Barack Obama. La sua estrazione politica è certamente “democratica”, infatti era dell’area civatiana, quando Pippo Civati era nel Pd, e nel 2013 fu tra gli animatori dell’”Occupy Pd”, il “movimento” di protesta contro i 101 franchi tiratori che fermarono la corsa di Romano Prodi verso il Quirinale. Nel 2014, ai tempi di Matteo Renzi segretario del PD, arriva in Europarlamento, poi lo strappo con il partito proprio sul Jobs act. Dopo una breve permanenza nella, infausta, creatura di Pippo Civati, Possibile, Elly diventa un cane sciolto, e proprio alle elezioni del suo rivale alla segreteria, Stefano Bonaccini, trova una posizione comoda come capolista del rassemblement “Emilia-Romagna Coraggiosa”, un insieme informe di liste di sinistra che ha tra gli sponsor anche l’ex governatore Vasco Errani che le regala, grazie ad un video virale contro Matteo Salvini, la vice-presidenza della regione.
Ma ad Elly la regione sta stretta, diventa ospite fissa di alcuni talk-show, fa comig out, l’Espresso le dedica una copertina che la “elegge” la possibile leader rossa. Approfitta delle dimissioni di Zingaretti dalla segreteria del PD per far capire subito quali siano le sue aspirazioni, con le parole “diamoci un appuntamento” lancia un appello al mondo di sinistra specificando che “la soluzione non è rientrare in un Pd in grande confusione”, appello restato inascoltato visto che alla guida del partito arriva il sempre verde Enrico Letta.
Ma si capisce subito che Elly è destinata a qualcosa di grande: il Partito Democratico la candida alle Politiche in un posto blindato nelle liste proporzionali dell’Emilia Romagna. Si erge subito ad Anti-Meloni dichiarando dal palco di Piazza del Popolo in Roma “Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna”, un frase che fa da contraltare al famoso discorso della leader di Fratelli d’Italia.
Le dimissioni di Letta danno alla Schlein l’ingresso nel totonomi per la segreteria, rientra nel PD tesserandosi a Roma nella sezione della Bolognina, il circolo famoso per la svolta di Occhetto. Quindi ecco che avviene l’inaspettato: l’enfant prodige del fronte progressista, sconfigge il suo presidente ribaltando per la prima volta il risultato dei circoli.
L’elezione di Elly Schlein sembra predestinata. Lei incarna l’anima globalista e può fare da contraltare alla prima donna a Capo del Governo Italiano. Qualche dubbio sull’effettivo ribaltone, della Schlein su Bonaccini, può esserci. Ricordiamo che alle primarie possono votare tutti, non è necessario essere iscritti al partito e questo potrebbe facilmente portare a pensare che qualcuno potrebbe aver spinto per consacrare definitivamente la Schlein a regina del partito.
Articolo davvero completo, un ritratto perfetto della nuova segretaria, senza scendere in inutile polemiche… complimenti