di Cris Baldelli (foto: Twitter – Fundación Villacisneros)
L’ultima volta che abbiamo parlato della Spagna, abbiamo affrontato l’argomento riguardante la riforma sull’auto determinazione di genere e aborto. Questa nuova legge prevedeva sostanzialmente la modifica del proprio sesso all’anagrafe a partire dai 16 anni, senza autorizzazioni giudiziarie o certificati medici o psicologici che attestino la disforia di genere o i due anni di trattamento ormonale precedentemente richiesti per le persone transgender. E inoltre prevedeva la possibilità le ragazze minorenni a partire dai 16 anni di interrompere la gravidanza senza bisogno del consenso dei genitori o dei tutori legali.
A tutta questa follia percepita dal mainstream come un gesto di “civiltà” e “progresso” però, risponde quella Spagna profonda che ha ancora un barlume di testa e di ragionevolezza. Infatti, nella giornata di ieri, 23.000 persone sono scese in piazza a Madrid per protestare contro l’aborto. Secondo i manifestanti l’ultima riforma varata dal governo Sanchez, va a ledere la vita dei nascituri che invece dovrebbe essere preservata “dal suo inizio alla sua fine naturale” e la “cultura della morte”, implicita, va respinta.
Numerosi gli slogan urlati in piazza e numerosi gli striscioni del tipo “ascolta il battito del cuore, ti dico che sono vivo”, “la voce del cuore”, “è questo il battito del cuore che vuoi nascondere?” o “nessuna madre si pente di esserlo”.
In testa al corteo, davanti allo striscione principale con il motto “sì alla vita”, la presidente della Federazione spagnola delle associazioni per la vita Alicia Latorre che commenta la nuova legge sull’aborto dicendo: “Ancora peggiore e più perversa di quella che avevamo”.
Presente anche il portavoce del partito di destra Vox al Congresso dei Deputati, Ivan Espinosa de los Monteros, che ha affermato di voler “difendere la vita” mentre “il governo sta approvando leggi sulla morte, come la legge sul suicidio assistito o quella che consente alle ragazze di 16 anni di abortire senza il consenso dei genitori”.