di Cris Baldelli

È da diversi giorni che i mass media (sia nazionali che internazionali) spingono sui fatti accaduti in Georgia, dove la forza pubblica ha sparato gli idranti per disperdere i manifestanti che si erano radunati davanti al parlamento a Tbilisi, per contestare la legge sugli “agenti stranieri”. Il progetto di legge, ad ora ritirato, era stato presentato al Parlamento della Georgia e prevedeva che le organizzazioni non governative che ricevono più del 20% dei loro fondi da fonti estere fossero registrate come agenti di influenza straniera. Il business delle ONG, ovviamente, ne sarebbe stato pesantemente colpito. ONG che naturalmente traggono la loro linfa vitale da protagonisti occidentali e immancabili filantropi alla Soros. Immediatamente, quindi, media e social hanno fatto la loro, facendo capire da che parte si deve stare. Il tam tam sui social ha mostrato i video degli scontri e delle tensioni, rendendo virale un’immagine specifica: quella di una donna anziana che durante le raffiche d’acqua degli idranti sventola una bandiera dell’Unione Europea resistendo in tutti modi. Ed ecco che riparte la solita macchina occidentale in cui si usano immagini sicuramente forti ma atte a creare approvazioni collettive e mistificazioni varie per condannare tutto ciò che di occidentale (e liberale) non sia.

Vi ricorda qualcosa?

A me personalmente queste immagini ricordano molto le proteste di Euromaidan a Kiev nel 2013-2014, con la conseguente caduta del presidente filorusso Viktor Yanukovich. Pur riconoscendo delle differenze improntanti: infatti , il partito di governo “Sogno Georgiano”, pur sostenitore della nuova legge, aspira all’ingresso nella UE e nella NATO, pur cercando di seguire una linea pragmatica nelle relazioni con Mosca, con cui la Georgia ha combattuto una guerra nell’estate del 2008.

Ma cosa sta succedendo realmente in Georgia? Non c’è il rischio di una nuova “rivoluzione colorata”?

C’è il rischio molto probabile di un’imminente “atlantizzazione” delle piazze, specialmente in quei paesi che facevano parte dell’URSS e che mano a mano rischiano di passare sotto la bandiera occidentale. In questo caso si sta spingendo per sottrarre a Putin, due dei suoi alleati strategici più importanti: Moldavia e Georgia. Mettendo fuori gioco questi paesi, il presidente russo perderebbe risorse fondamentali in termini di alleati.

Siamo veramente sicuri che si trattino di rivolte popolari dal basso?

Fa riflettere una battuta della portavoce del Cremlino, Maria Zakharova: “Ora è chiaro perché gli Stati Uniti non sono ancora nell’Unione europea, da loro questa legge è in vigore dal 1938”. Nel frattempo è notizia di poche ore fa quella di un’altra manifestazione: quella degli attivisti del movimento conservatore che chiedono che venga indetto un referendum sulla legge relativa agli “agenti stranieri” di cui abbiamo parlato ad inizio articolo. Ma di questo nessuno (almeno per ora) ne parla.

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