di Ruggiero Capone (foto: twitter)
Non vorremmo essere nei panni politici di Silvio Berlusconi che, forte d’esperienze economico-imprenditoriali, certamente avrà chiaro che il suo partito, la sua Itaca, è ormai un ambito in cui sguazzano i “proci”: una masnada di parassiti, finti nobili, sedicenti vertici di logge massoniche, figuri che si spacciano per agenti segreti, professori di ignote università private, ex belle donne ancora a caccia di brividi, soprattutto un gran numero di pensionati del pubblico impiego che hanno fatto furbescamente carriera con la Diccì, perfezionandola leccando le terga negli anni verdi del centro-destra. Questo pastrocchio di gentucola, per nulla empatico con l’elettorato, si vanta d’aver tenuto duro, d’aver salvato Forza Italia dall’estinzione. La verità è altra: se gli azzurri hanno racimolato un risibile quantitativo di voti, bastevole a far eleggere qualche consigliere e, soprattutto ottenere assessorati, è tutto merito del voto d’opinione basato sull’immagine di Silvio Berlusconi, santo in vita per molti italiani con opifici, fabbriche, cantieri e negozi.
Di fatto Forza Italia raggranella ancora voti da chi veramente lavora, che poi si rivelano utili a far eleggere esponenti della classe parassitaria, ovvero gente che non ha mai lavorato, pur percependo stipendi dal pubblico impiego. L’acme di questa situazione del partito di Berlusconi è tangibile nella Capitale, su Roma: nella provincia italiana il fenomeno c’è, ma in chiave più attenuata. Di fatto Forza Italia si rivela agli occhi d’un attento osservatore il partito che garantisce una sorta di rappresentanza istituzionale al salotto fané. Per certi versi ha preso il posto del Partito Nazionale Monarchico: con la sola differenza che in “Stella e Corona” i nobili erano veri, mentre i conciliaboli azzurri romani grondano di “principesse del pisello”, “marchesi della fava”, principi di Casador (come nell’opera di Scarpetta), “conti della serva”… e via via sempre più in basso. Gente sempre pronta a porgere in maniera lesta il proprio biglietto da visita, che ovviamente reca una elencazione sterminata di titoli inverificabili e, spesso, ridicoli: l’unico effetto benefico è che fanno riaffiorare alla mente dell’interlocutore le migliori interpretazioni di Totò, dei De Filippo e della commedia napoletana e italiana. Dopo aver annoiato l’interlocutore, ed anche allarmato per un misto di deodorante scadente ed alitosi, ti tendono un altro bigliettino che elenca i loro incarichi in Forza Italia: la domanda spontanea è “e Berlusconi sa tutto questo di lei?”.
Di tanto in tanto in certi circoli salta pure fuori lo sponsor degli aperitivi, e l’odore di formaggi e salumi attira i sedicenti fedeli di Forza Italia quanto i topi gli olezzi delle salsamenterie: la scusa è l’evento culturale, nei fatti la corsa è a sbafare, “roba da infarto alla panza” direbbe Capannelle di “Audace colpo dei soliti ignoti”. Nelle occasioni più mangerecce i finti nobili si contendono il buffet con personaggi dall’aria leggermente più misteriosa. Si domanda al tipo “Io a lei l’ho già vista?”, quello di rimando t’afferra per un braccio e riservatamente ti racconta il suo cursus honorum nella pubblica amministrazione: rivela tutti i suoi incarichi e, dulcis in fundo, d’essere stato nei “servizi segreti”. A quel punto il quadro è chiaro, in Forza Italia militano emuli di “Totò e Peppino spie a Berlino” o, peggio, tanti Franco e Ciccio che si domandano “ a noi d’intelligenza col nemico potranno mai sospettarci?”. Non va certo meglio nei salotti privati, dove c’è pure chi si fregia d’essere il vertice d’una loggia massonica o il dignitario in Italia d’un misconosciuto principato africano: ovviamente il tipo lascia intravvedere che sarebbe possibile fare affari, rifornire d’ogni bene quello staterello, soprattutto che il monarca è suo intimo amico.
Silvio Berlusconi, che gli affari nella vita li ha fatti concretamente, deve oggi sopportare che il suo partito è ostaggio di comparse forse nemmeno degne d’un film di Fellini. Tutta gente che sta in Forza Italia sognando possa Roma tornare al godereccio stile “Grande bellezza”. E il resto del paese? E il lavoro? A questo punto Berlusconi dovrebbe fare come Ulisse, tendere un metaforico arco e liberare Forza Italia (quindi anche un po’ l’Italia) di questi proci che s’affacciano famelici tra assessorati, Rai, ministeri ed uffici vari, e con la scusa “Abbiamo vinto! Siamo al potere! Sono amica di Tajani! Sono amica di Gasparri!”. Del resto male comune anche al Pd: in questo Partito Democratico e Forza Italia si somigliano tanto. Del resto sono entrambi partiti “filoucraini”, su Roma elementi di Pd ed Fi mirano a dividersi incarichi soffiandoli a Fratelli d’Italia, Lega e 5Stelle (il fenomeno pare si manifesti di più in Rai), e tutti in pubblico si dichiarano felicemente in linea con le normative europee. E’ un peccato che Silvio Belusconi venga anche zittito, non ascoltato, soprattutto quando parla di Russia, di come l’appoggio a Zelensky ci abbia trascinato sull’orlo della Terza guerra mondiale.
Ma questo nostro intervento a gamba tesa non è che il primo nell’ambito dei partiti italiani. Iniziamo da Forza Italia perché è certamente il più scenografico, forse oggi il meno berlusconiano tra i movimenti. Qualcuno si potrebbe anche chiedere dove poter incontrare i succitati fenomeni forzisti (falsi nobili, sedicenti vertici massonici e 007), due sono i teatri classici di questa tradizione azzurra romana: il “Circolo delle Vittorie” di Antonio Fugazzotto e l’associazione “M’Arte” presso il museo Venanzio Crocetti. Due ritrovi di gente speranzosa, che s’inventa la vita, reputando la politica non sia cambiata, che possa ancora rivelarsi per la borghesia parassitaria la vacca da mungere, elargendo posti e posticini a figli e nipoti, o facilitando carriere per meriti millantati. In attesa che Ulisse scocchi le frecce, noi si continuerà a raccontare. Certi che queste situazioni, soprattutto certe deleghe, servono solo ad allontanare la gente dalle urne.
(fonte: lapekoranera.it)