di Luigi Cortese
Londra ha annunciato che fornirà a Kiev delle munizioni rivestite di “uranio impoverito”. La notizia ha creato non poche preoccupazioni, sia da parte della Russia che da parte di chi ricorda ancora ricorda i militari italiani impegnati nei Balcani negli anni ’90.
Ma cosa sono queste armi che Londra ha deciso di fornire a Kiev? Si tratta di proiettili perforanti con punte di uranio impoverito. L’uso di questo munizionamento è, purtroppo, una pratica comune in molti paesi, infatti vengono catalogate come armi convenzionali, la cui applicazione in guerra non è vietata da alcuna convenzione internazionale, quindi il loro uso è considerato completamente legittimo.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica e le Nazioni Unite, hanno spiegato a più riprese che i proiettili perforanti con uranio impoverito non hanno nulla a che fare con le armi nucleari e hanno una radioattività bassissima. Mentre dal punto di vista chimico, il particolato che si genera all’impatto di un proiettile può avere effetti sulla salute umana se inalato, come la maggior parte dei metalli pesanti usati nell’artiglieria e negli esplosivi.
Durante la guerra del Kosovo, teatro dove erano presenti anche militari italiani, furono usate munizioni contenenti uranio impoverito, dai bombardieri statunitensi e britannici, situazione che ha portato a ipotizzare una correlazione tra il loro utilizzo e un’alta percentuale di militari presenti in zona ammalati di leucemia. In Italia molti militari stanno lottando per avere il riconoscimento della correlazione della malattia con l’uso dell’uranio impoverito in Kosovo: su questa storia è stato anche fatto un film dal titolo “Le ultime 56 ore”.
La decisione britannica di fornire questo munizionamento, anche se non vietato, riapre una ferita mai chiusa, una ferita che sanguina e che urla vendetta, visto che molti italiani hanno pagato con la vita questo atto perpetrato, ancora una volta, dalla Gran Bretagna in accordo con i loro “alleati” americani.