di Vittoria Fiore

Negli ultimi anni sembra che l’idea di poter creare un essere vivente in modo artificiale abbia attirato l’attenzione di molti scienziati. I metodi che abbiamo visto utilizzare sono la clonazione, la manipolazione genetica e la fecondazione artificiale.

Nel 2018 un team di ricercatori cinesi era riuscito a far nascere topi attraverso la manipolazione genetica di cellule staminali; quelli nati da due madri avevano dimostrato di essere sani e fertili, mentre quelli nati da due padri erano morti dopo un paio di giorni.

Anche la pecora Dolly, risultato di una clonazione, nel 1997 scuoteva il mondo scientifico. In questo caso, i ricercatori scozzesi avevano prelevato una cellula uovo di una pecora privandola del proprio nucleo e lo avevano sostituito con quello di una cellula adulta di tessuto mammario.

Le ricerche sono andate avanti e oggi Katsuhiko Hayashi, dell’Università di Osaka, è riuscito a far nascere topi da due padri biologici senza ricorrere alla clonazione. L’annuncio è stato dato al terzo Summit internazionale sull’editing del genoma umano la scorsa settimana a Londra. I dettagli dell’esperimento non sono ancora stati pubblicati su una rivista scientifica ma la tecnica utilizzata è ancora in fase di perfezionamento. Al momento ha un basso tasso di successo: solo 7 topi (sani e fertili) sono nati su 630 embrioni trasferiti.

Per gli esperti, questi sviluppi significano che tra circa 10 anni potrebbe essere possibile per gli uomini omosessuali avere figli geneticamente correlati. Ma quanti feti moriranno a causa di questi esperimenti e per il perfezionamento della tecnica? E le madri surrogate? Il biologo Wesley J. Smith ha infatti richiesto cautela su National Review scrivendo: “Solo perché siamo in grado di capire come torcere la natura in un nodo non significa che dovremmo farlo. È da tempo che è necessario regolamentare gli esperimenti umani in questo campo della biotecnologia, prima che sia troppo tardi”.

Speriamo che le sue parole vengano ascoltate e che l’umanità rispetti i confini etici della sua natura senza creare ancora altri danni.

 

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