di Salvatore Lubrano
Inaudito. Fratelli d’Italia propone di “revocare” la potestà genitoriale dei figli alle donne detenute e di inasprire le misure securitarie all’interno delle carceri (con l’abrogazione del reato di tortura) di fatto così concedendo alla polizia penitenziaria ogni sorta di potere all’interno degli istituti di pena. Sarebbe una delle tante scelte scellerate che il governo Meloni sta attuando da quando è al potere.
La scelta è scellerata per un motivo su tutti: una proposta del genere potrebbe portare ad un’escalation di violenza senza precedenti, come se all’ interno delle carceri italiane la situazione già non fosse abbastanza ingarbugliata e pericolosa fra abusi di potere, suicidi e sovraffollamento.
Il carcere, infatti, per come è concepito, porta a vivere le giornate spesso uguali, spesso senza la lucidità necessaria, in una condizione di estraniamento che si traduce spessissimo in momenti difficili di depressione, solitudine e/o ansia. Di fronte ad un indiscriminato potere concesso alla polizia penitenziaria sarebbe proprio la logica securitaria ad essere minata di fronte ad un irrigidimento di misure nei confronti dei detenuti che mal sopporterebbero ulteriori discriminazioni oltre la vita che conducono negli istituti penitenziari.
Non sarebbe certo una soluzione alle criticità carcerarie. Occorrerebbe, invece, che un Governo serio pensasse a regolarizzare la capienza delle carceri che sono sovraffollate all’inverosimile o mettesse a disposizione del detenuto strumenti per studiare o essere inseriti in futuri percorsi lavorativi.
Il pensiero che la società italiana ha del detenuto, considerato come l’ultimo mondo a cui pensare, non è giusta. Perché se la legge dice che chi sbaglia deve pagare è anche giusto e doveroso dire che chi sta pagando è un essere umano per cui deve farlo nel più dignitoso dei modi. Scontare la pena ammassati come carne da macello in strutture disastrose, disorganizzate non fa altro che aumentare la rabbia di chi finisce nell’inferno penitenziario.
Da persona che è passata per il carcere di Poggioreale, dove con i miei compagni di prigionia del reparto Firenze ci siamo battuti per ottenere alcuni diritti che ci spettavano, mi auguro fortemente che invece di violenza si trovino soluzioni.