di Gloria Callarelli
La volontà è di recuperare le radici e di far conoscere una storia che, attraverso la cultura modernista, si tenta di modificare, occultare, dimenticare. Una storia che però, solo per il fatto di essere avvenuta, è già stata scritta ed è quindi impossibile da cancellare.
Il volume “Dal Rosso al Nero” di Alberto Simoncini nasce così: parte alla ricerca delle tracce del bisnonno e arriva alla scoperta della storia, la storia vera. La storia di uomini che credevano in un ideale, che avevano dei valori da difendere e da raccontare. Storie di vita che non sono solo ricordo ma testimonianze, tracce vive.
Le Legioni pisane sfilano sul Lungarno il 4 novembre 1922
Il bisnonno di Alberto si chiamava Ezio. Ezio Simoncini incarnava lo spirito che si viveva all’epoca: uno spirito di appartenenza, di amore per le proprie origini. “Non importava – spiega l’autore – da che parte stava una persona: poteva essere socialista, liberale, fascista ma in ogni caso aveva dentro di sè l’amore per il proprio paese, un attaccamento che oggi non esiste più. All’epoca anche fare il sindaco – continua – era una missione, nel vero senso della parola, perché era esperienza gratuita. Oggi nessuno si vuole più interessare di politica…ovviamente di politica con la “p” maiuscola. Quella politica intesa come servizio alla comunità, un servizio prezioso e importante soprattutto nei piccoli comuni. Oggi lo fa solo chi ha del tempo: chi è in pensione, chi non lavora più…oppure chi si alterna ad altri impegni. Una cosa ben diversa di quello che avveniva al tempo: la differenza era la presenza del senso del servizio. Ma poi anche la passione di fare le cose: all’epoca non erano rare le scazzottate da una parte e dall’altra, si viveva tutto con passione vera, anche l’appartenenza politica”.
Dicevamo: il bisnonno, che nacque a Orciatico (Pisa), crebbe in quest’ambiente. Era un tipo particolare e a lui venne anche intitolata una piazza. Perchè? La sua storia è provvidenziale. Da giovane fu custode di infanzia presso una famiglia austriaca: grande fu la sua sorpresa quando, anni dopo, scoprì che uno dei sottufficiali di guerra che aveva il compito di piazzare le mine nel suo paese, era proprio quel bambino che lui soleva accudire. Grazie al suo coraggio e all’iniziativa di discutere con quei soldati, Ezio riuscì nell’impresa di convincerli a non far minare l’intero paese.
E fu così che da Ezio Simoncini in poi, nome dopo nome, foto dopo foto, storia dopo storia, il pronipote Alberto riuscì a ricostruire quanto accadde nei territori a lui cari: a Pisa, Livorno, Cecina, Pontedera, Piombino, Cascina, Elba, Volterra si chiudeva il periodo storico conosciuto come Biennio Rosso e si apriva il Ventennio Fascista.
Attraverso giornali del tempo, documenti ufficiali e oltre mille fotografie Simoncini, nelle 700 pagine illustrate di una vera e propria enciclopedia, fa rivivere momenti storici quali la nascita delle Leghe Rosse e Bianche, la vittoria dei Socialisti, la nascita dei Fasci di combattimento e la vittoriosa marcia su Roma. Un excursus toscano a cavallo tra Pisa e Livorno negli anni che vanno dal 1919 al 1922.
Fascisti della Legione Maremmana in posa per la Marcia su Roma
“Il volume – ci spiega Simoncini – ha di certo una sua impronta e non essendo un libro sulla Resistenza ha suscitato non poche polemiche. Ma bisogna comprendere che la storia è storia e non si può sempre riscriverla come si preferisce. Noi partiamo da documenti ufficiali, da quotidiani che all’epoca definivano sovversivi i socialisti e invasori gli americani. Non si può prescindere da questo”.
Le legioni Pisane e Livornesi in piazza del Popolo a Roma
Di sicuro c’è un dato. Una delle Regioni oggi più “rosse”, per usare i termini del volume, ieri era una delle più “nere”: “Il 40-45% dei presenti alla marcia su Roma – spiega l’autore – erano toscani. E le due province più presenti furono proprio Pisa e la (successiva) Livorno. Poi, quando la situazione precipitò, ci fu il passaggio al partito socialista: molti che erano in camicia nera indossarono la camicia rossa ma molti restarono fedeli all’idea. Per la maggior parte furono quelli poco attivi politicamente ad aver cambiato casacca. Ma in generale ci fu proprio un cambio repentino nella popolazione, forse di convenienza. Un peccato che ha indotto molti anche a distruggere ogni tipo di prova e legame passato con il regime”.
Avanguardisti di Collesalvetti in via Garibaldi
Mesi di lavoro e di ricerche fino alla pubblicazione finale; un lavoro certosino e dettagliato ma che ha già dato grande soddisfazione a Simoncini: “Termineremo le presentazioni di questo volume e poi ci occuperemo di realizzare il seguito: in cantiere ci sono da affrontare gli anni che vanno dal 1922 al 1929. Speriamo che, polemiche a parte, anche il prossimo lavoro venga accolto con lo stesso entusiasmo di questo primo”.