di Luigi Cortese
Non si placano le polemiche accese con l’attacco alla Santa Sede dell’Ambasciatore Ucraino presso il Vaticano, Andrii Yurash, che non ha gradito la decisione di affidare la meditazione della decima stazione della via crucis, di venerdì 7 aprile al Colosseo, ad un giovane russo ed un giovane ucraino. Ora, tramite Facebook, a farsi sentire è il portavoce degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, che ha pubblicato questa dichiarazione: “Purtroppo dobbiamo affermare che la mossa di quest’anno è stata ancora una volta eclissata dal tentativo di equiparare vittima e aggressore”. Nikolenko ha continuato il suo post dicendo: “Siamo delusi dal fatto che la Santa Sede non abbia tenuto conto delle argomentazioni ucraine sulla natura offensiva del gesto. La partecipazione congiunta di un ucraino e un russo distorce la realtà, e i tentativi di segnare l’uguaglianza tra l’Ucraina e la Russia non favoriscono la riconciliazione”.
Il governo di Kiev, abituato ormai ad essere capito ed accontentato come un bambino capriccioso, dopo le prime critiche da parte dell’ambasciatore era convinto che la Santa Sede avrebbe annullato la meditazione del ragazzo russo.
L’indignazione del portavoce degli Esteri ha portato all’assurdo post pubblicato dove si legge: “La partecipazione congiunta di un ucraino e un russo distorce la realtà”. Come se non bastassero le parole di sdegno verso la decisione della Santa Sede, il portavoce ha rincarato la dose con un invito finale che ha il sapore amaro di un ricatto. L’invito recita: “Ci aspettiamo che la Santa Sede continui a seguire un approccio basato su una profonda comprensione della giustizia e della responsabilità per il ripristino della pace in Ucraina e l’istituzione della giustizia”.
E’ inutile parlare di pace se il governo ucraino, sobillato dall’Occidente, pensa che l’unica via sia quella della sconfitta militare, e non solo, della Russia. L’Italia deve capire che l’appoggio indiscusso a Kiev non ha senso perché ci porterà inesorabilmente ad una guerra contro una potenza militare che sta dimostrando di non avere alcuna ripercussione neanche davanti alle inique sanzioni occidentali. La posizione di Kiev contro la Santa Sede, contro chi rappresenta il potere spirituale e, nell’esercizio del suo mandato parla di pace e di fratellanza, non si può accettare. Non è ammissibile che Kiev voglia controllare il potere spirituale della chiesa.