di Salvatore Lubrano
Con l’arrivare della bella stagione, ci ritroviamo, come tutti gli anni, a sentir parlare gli imprenditori, in particolare del settore turistico, che lamentano: “Non ci sono giovani che vogliono lavorare, non c’è personale e la colpa è del reddito di cittadinanza”.
È inesatto e totalmente riduttivo.
La divisione tra imprenditori e lavoratore non porta mai ad alcun bene e deriva da filosofie che hanno fatto della divisione di classe occasione di battaglia. Al contrario, la realtà vincente è solo una: ed è quella di costituire un fronte unico di protesta che vede dipendenti e datori di lavoro schierati gli uni a fianco degli altri a difesa del lavoro stesso e dei propri diritti.
Perché si capisce che mettere in regola un dipendente all’imprenditore costi caro (tutti sappiamo che i contributi sono l’equivalente dello stipendio percepito), ma l’imprenditore invece di colpevolizzare il lavoratore, e creare così un rapporto controproducente e divisivo, si scagli contro i governi che non provvedono a fare riforme adeguate e a regolarizzare ed agevolare le assunzioni.
Così vale per il lavoratore che dovrebbe combattere non solo per il fatto di riuscire ad ottenere un contratto che gli garantisca una stabilità sociale, ma anche perché ottenga un minimo salariale che renda il suo lavoro dignitoso e possa arrivare ad un’età pensionabile che non sia fuori dal normale ma che sia equa.
Invece di colpevolizzarvi l’un l’altro e cercare alternative quali l’assistenzialismo di sistema, scendete in piazza uniti senza sindacati e fate sì che lo Stato capisca che forse è il momento di cambiare qualcosa. Altrimenti chi è causa del suo mal pianga se stesso.