(fonte LaPekoraNera.it)
Se venissero immediatamente applicate tutte le “normative green” dell’Ue, la vita dei cittadini diverrebbe impossibile, realizzando a pieno la dittatura verde europea. Ma c’è qualche sindaco che, forte dei poteri a lui trasferiti da una passata giunta regionale (quella di Zingaretti), sta pensando di dare la caccia al cittadino, mettendolo nelle condizioni di dover vendere tutto e fuggire dalla città. Il caso è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno lo vuole vedere, soprattutto la gente ipocritamente non vuole ammettere che, Roberto Gualtieri e la sua giunta entro un triennio potrebbero privare di casa e vettura di proprietà i romani: un atto che risulterebbe anche legale, e nel nome di Roma città più green d’Europa. Soprattutto nessuno pare voglia o riesca a mettere i bastoni tra le ruote di questo assurdo progetto, capace solo d’innescare odio sociale e violenza, con scontri tra cittadini ed istituzioni. Perché mettere a “norma green” la città significa perseguitare i cittadini sia fermando le autovetture che entrando di prepotenza nelle case per controllare caldaie ed impianti. Per realizzare questa sperimentale dittatura verde il sindaco di Roma è pronto a distruggere la convivenza civile, rafforzando la delazione verso le polizie locali, creando ansia e panico nei residenti, bloccando attività artigianali e commerciali, raggiungendo almeno su Roma il falò dei risparmi perché i cittadini saranno costretti ad indebitarsi pur d’avere auto elettrica e casa a norma Ue. Per quanto riguarda auto e moto l’obiettivo Gualtieri è ormai raggiunto, da novembre prossimo i romani saranno costretti ad aggiornare ogni due anni il proprio mezzo privato di locomozione all’ultima categoria euro, pena non circolare più a meno di non rischiare sospensione della patente e sequestro del mezzo con sanzioni accessorie pecuniarie: in pratica chi ha vettura “euro 6” dovrà cambiarla con una “euro 7”, e tra due anni passare a “euro 8” o totalmente elettrico. Per le auto storiche e d’epoca invece decollano le indagini delle polizie locali, per appurare chi sono i collezionisti e dove nascondono i loro tesori.
Ma l’operazione green rischia ora d’estendersi alle case energivore: perché se l’obbligo d’aggiornamento di classe energetica correrà tra nove anni, invece i sindaci possono già per legge avere mano libera ad indagini su edifici “inquinanti” e ad alto consumo per caldaie ed impianti datati. Di fatto l’Ue ha spalancato la porta alle indagini locali contro i cittadini che usano caldaie, stufe, camini, forni ed elettrodomestici vari. Gli addetti ai lavori non escludono che il passo successivo, dopo l’installazione di 3.222 telecamere in tutta Roma per spiare le auto non aggiornate all’ultima categorie euro, sia una squadra speciale di polizia locale che indaghi sulle abitazioni: per appurare le abitudini domestiche dei romani in quanto a consumo d’energia e possesso ed uso d’apparecchiature elettrodomestiche. Rammentiamo ai lettori che il Comune di Roma tramite la multinazionale Acea può appurare classe euro e categoria energetica di ogni elettrodomestico in uso ai cittadini (dalle caldaie ai frigo), e perché i nuovi contatori a scheda dialogano con la scheda degli elettrodomestici, e potrebbero anche staccare la fornitura verso abitazioni con impianti ed utensili obsoleti. Una linea dura del Comune che potrebbe favorire un sanzionamento a tappeto di tutta la cittadinanza, con la sola eccezione dei più ricchi proprietari d’immobili aggiornati all’ultima domotica in case di “classe energetica A”. Obiettivo? Certamente favorire le multinazionali che producono impiantistica ed elettrodomestici, ma anche accelerare il passaggio delle tante case di proprietà dei cittadini alle multinazionali immobiliari specializzate: quelle che vorrebbero una Roma per pochi qualificata sotto forma di “real estate” per turismo d’élite e residenti d’alto reddito o con importanti incarichi istituzionali.
Secondo la direttiva approvata pochi giorni fa dal Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028: per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
L’obiettivo della direttiva è agire prioritariamente sul 15% degli edifici etichettati più energivori, che andranno così collocati dai diversi paesi membri nella classe energetica più bassa, la G. In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat). Manca però ancora il “processo del Trilogo”, cioè la fase di negoziati tra istituzioni europee che porterà al testo definitivo.
Secondo la posizione del Parlamento, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e 2030 (D). Ma le classi non saranno eterne, come per le auto necessiterà aggiornare periodicamente l’immobile e gli elettrodomestici alle nuove “classi energetiche euro”, pena non poter vendere o affittare l’immobile o, peggio, finire sanzionati dalle autorità locali che sovrintendono ad edilizia ed urbanistica.
Secondo l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), nonostante le eccezioni, gli obiettivi rimangono irraggiungibili in Italia: le stime prevedono 630 anni solo per raggiungere la classe E per tutte le case, mentre addirittura 3.800 per la D. Realizzare gli interventi richiederebbe uno sforzo notevole, come mostrano anche le stime di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile): il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni sarebbero in classe energetica inferiore alla D.
Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati – recita la direttiva – al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
Certo i “Paesi Ue” stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione. Ma sappiamo bene che il sistema bancario europeo (quello occidentale) ha già posto un veto all’accesso a sovvenzioni e finanziamenti: per le case private non è previsto l’aiuto pubblico e le banche reputano non applicabili prestiti per la messa a norma Ue. Veti perfettamente in linea con la richiesta dei grandi gruppi che intendono assorbire l’intero patrimonio privato: obiettivo è trasformare la maggior parte dei cittadini da proprietari ad affittuari, favorendo poi dei percorsi finanziari che brucino i risparmi e quanto i singoli hanno ricavato dalla vendita degli immobili. Gli Stati membri dell’Ue dovranno obbligatoriamente allestire punti di informazione e programmi che obblighino i cittadini alla ristrutturazione: i regimi finanziari prevedono un premio a chi si privi della casa di proprietà, proprio come oggi a chi rottama la vettura. Va da se che è vietato ogni lavoro o miglioria in regime di “autoriparazione” o in “economia domestica” (come era in uso nelle comunità rurali d’un tempo): gli adeguamenti e le ristrutturazioni dovranno rigorosamente essere effettuate da imprese a norma Ue con manodopera qualificata ed in regola con la formazione continua per arti e mestieri. “Roma Servizi per la mobilità Srl” ha già fornito la Capitale del nuovo sistema di videosorveglianza, con analisi computerizzata dei video in grado di spiare ogni movimento dei romani: si tratta d’un impianto anche satellitare, in grado di riprendere ogni movimento e, in un futuro prossimo, ottemperare anche al continuo riconoscimento facciale dei cittadini. Quest’ultimo permetterebbe alla Giunta Gualtieri di varare la “cittadinanza a punti” contro i romani, inibendo in un futuro prossimo anche la circolazione dei cittadini messi in punizione, anche solo perché non economicamente in grado di cambiarsi la caldaia o la lavatrice.